E i deliri del venerdì…

Di te, conosco poco, un nome arrivato alle mie orecchie chissà come, un profumo portato da una brezza calda, quella stessa brezza che adesso, fa ondeggiare la campana a vento appesa alla veranda, rumore monotono a invadere il giardino, a rendere difficile il ricordo del suono della tua voce, cianciare di gazze a disturbare ulteriormente il corso distorto dei miei pensieri – Ho voglia di una Duvel, ma sono solo le dieci del mattino e il frigorifero, non offre granché in generale, figuriamoci una bottiglia di birra ghiacciata…- penso, miserie del venerdì, la spesa da fare, le solite routine, che avvolgono routine, che avvolgono a loro volta ulteriori routine, soldati ad accerchiarmi, plotone di esecuzione – Un “ultimo desiderio”? – grida qualcuno – Potreste spiegarmi meglio chi è questa persona? – chiedo, seguono nome e altri dettagli, che mi curo di non citare, il garante per la privacy, seduto di fronte a me, non perdona la diffusione di notizie di questo tipo, contrariato, annota qualcosa sul suo blocchetto per appunti, il capo del plotone invece mi guarda – Negativo! – risponde – Un secondo “ultimo desiderio? – conclude, lo sguardo serio, il fucile puntato verso di me – Una birra ghiacciata… – rispondo sicuro, un soldato giovane si avvicina, mi porge una Duvel, torna nei ranghi, io bevo lentamente, il rumore della bottiglia vuota poggiata sul tavolino di legno fa da eco a uno sparo, pallottola che fende l’aria, buca la mia camicia di lino, la mia pelle, probabilmente il mio cuore, vista la precisione del tiro, il garante per la privacy scuote la testa, infila il blocchetto per gli appunti nella tasca della giacca, si alza, se ne va, il plotone di esecuzione lo segue, io chiudo gli occhi, un pensiero m’invade, quel poco che so di te, un nome arrivato alle mie orecchie chissà come, un profumo portato da una brezza calda, quella stessa brezza che adesso, mi scompiglia i capelli, brivido che scende lungo la mia schiena – Ho voglia di una Duvel, ma sono solo le dieci del mattino e il frigorifero, non offre granché in generale, figuriamoci una bottiglia di birra ghiacciata… – penso, il suono improvviso di un sax a coprire il battere monotono della campana a vento, fischietto una melodia, accompagnamento al misterioso musicista – Summertime and the livin’ is easy… – canticchio, le gazze che si avvicinano, saltellano silenziose, cercano qualcosa nell’erba, chiudo gli occhi, pensieri m’invadono, quel poco che so di te, voglia di una routine, voglia di una birra ghiacciata, un uomo che non conosco, in giacca e cravatta, si siede di fronte a me, blocchetto per gli appunti in mano, un plotone di esecuzione compare improvvisamente –  Un “ultimo desiderio”? – grida qualcuno – Livin’ is easy… – rispondo.