Metamorfosi…

Immobile, in questo attimo tra un passo e l’infinito, non muovo un muscolo, osservo l’orizzonte, e non so da dove vengo, non conosco dove sto andando. Il vento ha smesso di soffiare, subito dopo aver spinto lontano le nuvole che coprivano il cielo, e adesso, sopra la mia testa, si apre infinito un soffitto azzurro. 

Spettacoli così riempiono gli occhi, li sfondano, penetrano il cervello che, come impazzito, spalanca alla mia coscienza ricordi infiniti, secoli e secoli di storia vissuta e non vissuta, passati, presenti, futuri, non so più dire, il tempo perde di senso, si trasforma in spazio, uno spazio non quantificabile. 

Una rondine vola e scompare nell’azzurro, cinguettii indistinguibili, parvenze di felicità, di tranquillità, di equilibrio, volo d’anima tormentata, sfuggita al mio corpo, diretta chissà dove, il mio cuore, che battendo all’impazzata, sfonda la sua gabbia fatta di ossa e carne e sangue, scappando via con lei. Resto così, il corpo privo di ogni volontà, di ogni forza. 

Radici fuoriescono dal terreno, avvolgono i miei polpacci, le mie gambe, lentamente mi trasformo, quercia antica, grande, maestosa, che sovrasta la collina erbosa. Immobile, in questo attimo infinito, mi son fatto pianta, osservo l’universo intorno a me, dentro me, siamo l’uno il riflesso dell’altro.

Due ragazzini si avvicinano, con un coltellino cercano d’incidere la mia corteccia, lasciare a perenne memoria, o almeno finché pianta non venga abbattuta, il loro pensiero. Sento dolore quando la lama penetra il mio tronco, qualche goccia di sangue cade sull’erba. I due urlano, scappano via, paura nei loro occhi. Io resto immobile, impassibile, il sangue che continua a colare, mentre da qualche parte un gallo canta, una mamma allatta suo figlio, un vecchio prepara da mangiare e su Marte, forse c’è vita.