Mosche…

Giorni così, fatti di pensieri duri, difficili, tetri, angoscianti, mosche che ronzano in camera, il gatto dei vicini che mi osserva oltre la porta a vetri, la sua coda che ondeggia lenta, movimento ripetitivo che quasi mi ipnotizza. Vorrei dire di più, ma non trovo le parole adatte. Vorrei raccontare quel qualcosa di me che, dal momento in cui mi sono svegliato, occupa i miei pensieri, mi intasa la mente, non mi permette di espandere la mia visione di questo presente in cui mi trovo a vivere, ma proprio non ci riesco, e resto disteso per terra, sul tappeto, a osservare il soffitto di legno, a cercar di riconoscere figure nei disegni delle sue venature.

Mi sento così, perso nel tentativo di uscire, da questo blocco temporaneo che sembra avvolgere la mia mente, sapore amaro in bocca, un lieve mal di testa, qualche dolore alla schiena. Mi domando come fare, mi domando come interrompere questo terribile circolo vizioso, loop interminabile, spirale ossessiva che avvolge il mio inconscio e implode in me. Il segreto ovviamente, sarebbe non pensare, ma questo mi è impossibile, maledizione della mia vita, croce e delizia della mia esistenza.

Nessun rumore arriva da fuori o da dentro casa, eccetto quel ridondante, terribile, monotono, acuto, ronzio di mosche, che libere e imperterrite esplorano la mia camera. Cadavere disteso a terra, le immagino uscire dal mio corpo in putrefazione, le immagino contenere quella parte di me, della quale oggi non riesco a parlare, dopodiché le immagino posarsi su un escremento, e trovo in questa visualizzazione, la risposta a tutti i miei dilemmi, la definizione di tutti i miei deliri.