Giorni tranquilli…

Ti vorrei così, distesa sul divano, un bicchiere di vino, un sorriso, le finestre aperte, l’estate un po’ ovunque, una canzone o il suono della campagna, cicalio ininterrotto dall’alba al tramonto. Ti vorrei così, che parli, racconti, ti aggrappi a frasi lunghissime, in un vortice di idee e pensieri che trascinano entrambi, me e te, in altri luoghi, in altri mondi.

Assurdi universi, ognuno ha le sue passioni, la mia è quella di sognarti così, mentre parli, parli, gesticoli, mi regali sorrisi, viaggi meravigliosi da guancia a guancia, porte spalancate sulla tua felicità. Esistere così, nella tranquillità di un dialogo onesto, dolce, che come le onde del mare parte da te e finisce delicatamente su di me, spiaggia, per poi tornare nuovamente a te, questo è quello che sogno.

Ti vorrei così nei giorni come questo, che cominciano all’insegna della dolcezza, pensieri come carezze, voglia di rilassarsi, ricerca della tranquillità, un po’ di sole, qualcosa da bere, niente da fare se non parlare, esplorare, conoscere, trovare. Piaceri dell’intelletto, sentimentalismi letterari, impalcature mentali atte a sostenere la misera esistenza che il mondo ci propina ogni giorno, salvezza, resurrezione, ritorno alla vita, altro che Pasqua. 

Penso a questo mentre cammino da solo, la strada diventata improvvisamente viottolo, gli stivali di gomma, l’erba bagnata dall’umidità della notte appena trascorsa, la campagna tutt’intorno, la solitudine di un dialogo tra me e me, che non si può aver tutto dalla vita. Penso a questo mentre stendendo i miei passi in direzioni aleatorie, senza una meta precisa, mi perdo nel mondo e dentro di me. Penso a questo mentre immagino noi, intenti a parlare, a costruire, a creare, a dar vita a universi ancora inesistenti. 

Philip Roth diceva, che in ogni tipo di relazione, amicizia o amore che sia, c’è una prima regola da rispettare: proteggere l’altro dal mondo, sapendo che noi stessi siamo il suo mondo. Ecco qualcosa del genere, mi è balenato improvvisamente in testa qualche secondo fa, quando distrattamente sono inciampato in una pietra e per poco non sono caduto.