Scacco matto…

Distrutto, dopo aver sbattuto contro di te, dieci, cento, mille volte, alla ricerca di una chiave d’accesso al tuo mondo, di un segnale da parte tua, che potesse guidarmi verso il giusto cammino, verso il sentiero che porta fino al tuo essere più nascosto. Sterile, arida, appari ai miei occhi, tristezza mi comunichi il più delle volte, ma quel che più fa male è il sapere che dietro tutta questa desolazione che tu mi metti davanti, un paradiso di fiori e eterne primavere si staglia contro un universo ancor più meraviglioso di quello in cui da quarant’anni vivo.

Perso, faccia a faccia con il muro di pietra che erigi a tua protezione, osservo la tristezza del suo grigiore senza fine e mi appare freddo, duro, impossibile da abbattere. Mi chiedo quale assurdo destino mi abbia condotto fino a te, se poi il risultato deve essere ancora e ancora, l’ennesimo scacco matto al mio re.

Ci provo, a utilizzare il mio sapere, scientifico e sentimentale, per abbattere questa barriera che ci separa, per giungere a te, ma a volte la forza di volontà necessaria è troppa, mi ritrovo stremato a osservare i miei fallimenti, che uno dopo l’altro, cadono a terra come corpi inanimati. Sepolti intorno a me, in un cimitero di insuccessi, mi affossano giorno dopo giorno in una tristezza sempre più incolmabile.

È così e non c’è niente da fare, sedersi e aspettare o muoversi verso qualche dove, tanto inutile sono il tempo e il luogo, se non si riesce a vedere la destinazione di arrivo, il fine ultimo di un’azione. Ogni volta che le nostre strade si incrociano, nascono felicità e sofferenza insieme, in un vortice infinito che mi avvolge, mi disorienta, mi fa perdere in me stesso, mi nasconde l’obiettivo finale.

Eppure, se mi fermo a riflettere un attimo, dietro a questa profonda tristezza che provo, tu mi appari nitida come l’ennesimo capitolo del libro dei miei disastri sentimentali, che, uno dietro l’altro si sono susseguiti nell’arco della mia esistenza. E nel tuo caso sì, il ciclo della mia vita, mi ripresenta ancora una volta difficoltà non superate, dalle quali in passato sono vigliaccamente scappato, trovando nella fuga l’unica soluzione. Sì, gli incroci della vita, per l’ennesima volta, mi hanno messo davanti lo stesso problema. La soluzione è una sola, come sempre, e stavolta non posso scappare, perché farlo vorrebbe dire perderti, e perdere te, vorrebbe dire, nella sua banale verità, perdere me stesso.

C’è chi mi accusa di pensare troppo, chi mi suggerisce di lasciarmi andare e stare più tranquillo. Oramai ho preso la brutta abitudine di relegare a queste mie comparsate giornaliere sul web, le mie gioie e i miei dolori, i successi e gli insuccessi, quindi, come sempre da almeno sei mesi, mi sfogo qui, abbiate pazienza. Oggi non ho vinto, non ho nemmeno perso, anche se io mi sento sconfitto, ma domani è un altro giorno e forse, chissà magari, quella fottuta chiave per accedere a te potrei anche trovarla, e il mio pezzo potrebbe perfino apparire molto più divertente di quello che ho partorito oggi.