Di teatri e posti in prima fila…

Mia figlia che dorme, lo spettacolo della tranquillità. Gli occhi chiusi sul mondo, palpebre fini a coprire quel colore marrone intenso che mi uccide, ogni volta che il suo sguardo profondo mi fissa. Accarezzo la sua guancia, mentre disteso di fianco a lei mi chiedo che cosa stia sognando. Sorride e muove la testa in direzione delle mie dita, a cercare il contatto tra la mia pelle e la sua.

Fuori piove. Una pioggia intensa che batte forte sul tetto e sulle persiane chiuse della casa dove vivo. La sento cadere, fredda e invadente, accompagnata dal fragore di qualche tuono che risuona cupo facendo vibrare i vetri delle finestre. I rumori che infrangono il silenzio che regna in casa, non sembrano aver impatto alcuno su Livia che continua a dormire tranquilla, come se niente fosse, come se il mondo intorno a lei non esistesse più.

Ogni tanto allunga una mano nel sonno, come a esplorare, a cercare qualcosa. Se sente la mia presenza al suo fianco, mi accarezza delicatamente, con gli occhi chiusi, stringendo nel pugno la stoffa della mia maglietta.

Livia e il temporale, tranquillità e irrequietezza che si scontrano, a bilanciarsi in un equilibrio perfetto che si riflette nel mio stato d’animo, nel mio sorriso, che davanti a quella scena così incredibilmente profonda si accende. Gli spettacoli che mia figlia mi offre sono molteplici. Nel suo teatro personale, seduto sempre in uno tra i posti in prima fila, li guardo fin quando anche io mi lascio andare al sonno profondo.

Sono un uomo fortunato, tempesta da un lato, tranquillità dall’altro, sbalzi di umore, tristezza e felicità, alti e bassi, un po’ come tutti, ma in questo suo teatro, seduto nel mio posto in prima fila, mi trasformo in qualcos’altro, non esisto più in quanto persona, sono un po’ ovunque e questo fa scomparire in me la malinconia legata al cambiamento. Certo, non sarà così per sempre, ne sono cosciente, come tutti i genitori del mondo, ma questa sensazione di onnipresenza fa si che ciò, non si trasformi in motivo di tristezza, e una certa curiosità si accende, la curiosità di vedere come sarà, una volta sbocciato, questo mio splendido fiore.