Di Lennon e clessidre e tempo…

Volevo scrivere un articolo che parlasse di John, un po’ come in precedenza ho fatto per altri artisti, ma proprio non ci riesco. Se per altri personaggi, meno conosciuti dalla massa, mi sarei soffermato a consigliare l’ascolto di brani, album e a raccontare aneddoti più o meno curiosi, in questo caso, proprio non ce la faccio, non mi viene naturale. Questo perché John Lennon, se non lo conoscete, boh, lasciate stare, leggete un’altra pagina, cosa perdete tempo a venir qui su questo sito? Sui quotidiani e su centinaia di blog, troverete recensioni, cronologie, commemorazioni e quant’altro il negozio di cianfrusaglie letterarie del web, abbia da offrire. Se ciò non vi bastasse, inoltre, potete scegliere uno dei milioni di libri che sono stati scritti sull’argomento, ha pure un biografo personale, come i grandi della storia, quindi, non avete che l’imbarazzo della scelta.

Preso atto che, John Lennon andrebbe insegnato a scuola perché, che si parli di musica, di attivismo, di moda, del fenomeno Beatles, che tra parentesi va in barba a tutti gli influencer, coach e motivatori dei giorni nostri, del periodo post-Beatles insieme a Yoko-Ono dove, con la copertina del loro primo album Unfinished Music No. 1 – Two Virgin, rendono futili tutte le proteste odierne sul body-shaming, o dei suoi brani con i fab-four e da solista consegnati oramai alla storia, è stato e resta, uno dei personaggi più importanti e influenti del panorama culturale umano, possiamo passare ad altro.

Quarant’anni esatti, mese più, mese meno. Dal nove ottobre del quaranta, all’otto dicembre dell’ottanta del vecchio secolo, in questo pugno di anni, dei quali ne consideriamo però meno di trenta, che cazzo sarà stato bambino pure lui, questo inglese ha fatto una quantità incredibile di cose. Ha imparato a suonare e ha fondato probabilmente il gruppo più influente della storia della musica, con all’attivo tredici album tutti meravigliosi, praticamente un caso unico. Centottantatre brani, circa dieci ore di musica, ascoltabile ininterrottamente, perché talmente varia, si passa dal Folk al Rock Psichedelico e nel mezzo c’è veramente di tutto, da non annoiare mai. Dei centottantatre brani, quasi tutti diventati famosissimi, settantatre sono quelli di Lennon, sessantanove quelli di McCartney, diciassette scritti in coppia, i restanti sono ventidue di Harrison e due di Ringo. I brani di Lennon sono i più sperimentali. Non contento però, dopo la separazione dal gruppo, ha cagato altri undici album, considerando i primi tre realizzati con la Ono, viaggi allucinanti in territori accessibili solo a loro, che contengono un’altra ventina di perle musicali, tra le quali, Imagine eletta a canzone del secolo. Allo stesso tempo, ha partecipato a film coi Beatles, è apparso in registrazioni effettuate da Yoko Ono, ha vinto un Oscar, si è concentrato sull’attivismo politico e ha realizzato numerose proteste. Poi è morto, ucciso da un tizio che gli ha sparato davanti casa e che poi tranquillo, si è seduto di fianco al cadavere, su un gradino, ad attendere la polizia leggendo Salinger.

Io davanti a delle vite così piene, resto sempre affascinato. Certo si sa, che tanto giocano gli incontri, le situazioni, il momento giusto, ma le cose vanno anche sapute gestire e le vite ad alta velocità come quella di Lennon, sono una meraviglia proprio per questo motivo.

Io per analizzarle, queste vite, e per analizzare la mia s’intende, utilizzo sempre il paradigma della clessidra. Mi spiego meglio. Quando nasciamo, abbiamo davanti a noi un numero infinito di possibilità (estremità di una clessidra). Ovviamente questo “infinito” dipende dal posto e dalla condizione in cui nasciamo, il nostro destino in parte è effettivamente già scritto. Poi cresciamo, scegliamo le nostre strade e lentamente cerchiamo di diventare esperti in qualcosa, di trovare una nostra identità (centro della clessidra). Una volta raggiunto il punto massimo di arrivo, quello oltre il quale non ci è più possibile spingerci, allarghiamo la nostra conoscenza nello specifico, al mondo intero, espandendoci nuovamente all’universale (altra estremità della clessidra). Chi riesce a compiere questo processo, perché non tutti ce la fanno, lo fa in un certo arco di tempo. Alcuni impiegano novant’anni, altri cinquanta, John ce ne ha messi meno di trenta, fortunatamente, perché poi ci ha lasciati. Si è fatto cremare e disperdere in giro. Non esiste tomba dove piangerlo, se volete commemorarlo potete andare sui monumenti fatti da altri, era già oltre quarant’anni fa e chissà cosa sarebbe diventato, se fosse vissuto ancora. Auguri John, Winston, Lennon, ovunque tu sia, qualunque cosa tu sia diventato.