Oggi è il compleanno di Francesco Guccini, ottant’anni è un bel numero e un post glielo devo, perché tra i pezzetti del mio vissuto, che in questo momento definiscono la mia completa distruzione e che sono sparsi per terra come foglie morte in autunno, c’è anche lui e le mie estati di giovane ragazzo, quando in giugno, appena finita la scuola, mi trovavo a girare in bici per la campagna, con la sua musica nel walkman. Si potrebbero dire talmente tante cose di un artista così poliedrico, che oltre ad essere uno dei nostri migliori cantautori è stato anche paroliere, scrittore, realizzatore di fumetti, autore di colonne sonore e attore, quindi mi trovo un po’ impacciato nel cercare, e trovare, un argomento abbastanza accattivante. Inoltre un altro problema che ho, è che a me le persone così, che vanno ovunque, che si dipanano in mille direzioni differenti alla ricerca di qualcosa che non riescono a trovare, fanno impazzire, forse proprio perché nel mio arzigogolato divagare, sento di far parte in qualche modo del loro mondo.
Così spulciando tra le mie cose, tra gli album, le foto dei concerti, gli spartiti da chitarra, un paio di autografi, il mio sguardo è finito sulla mia biblioteca dei fumetti e mi si è accesa una lampadina. Tra i numerosi volumi che possiedo ho individuato quella meravigliosa opera che prese vita intorno al millenovecentosettantacinque dalla sapiente mano di Roberto Raviola in arte Magnus: Lo sconosciuto. Per chi non lo sapesse, Magnus è stato uno dei nostri più bravi disegnatori di fumetti. Dall’alchemico processo di unione tra l’inchiostro, la sua mano, la sua fervida immaginazione e quella di Luciano Secchi, in arte Max Bunker nacquero personaggi come Kriminal, Satanik e l’incredibile Alan Ford, tanto per dire.
Nel millenovecentosettatacinque però, Bunker e Magnus si separarono e il secondo si mise a lavorare a nuove idee, prima tra tutte appunto, Lo sconosciuto, un fumetto che avrebbe parlato di un avventuriero misterioso simile a una spia, ispirato a un personaggio che l’autore aveva incontrato l’anno precedente, durante una sua vacanza a Tangheri. Magnus aveva un amico, un altro grande fumettista, Franco Bonvicini in arte Bonvi, creatore delle Sturmtruppen e di Cattivik che a sua volta era grande amico, di Francesco Guccini (molte delle battute contenute nelle prime strisce delle Strurmtruppen sono proprio sue). Forse fu proprio in una serata in cui si ritrovarono tutti e tre, che nacque la collaborazione tra Guccini e Magnus, fatto sta che il primo scrisse la sceneggiatura della storia d’esordio de Lo sconosciuto che ad oggi è considerato uno dei capolavori di Magnus: Poche ore all’alba. Tra l’altro nel volume ci sono alcuni dialoghi in arabo che Guccini fece scrivere ad un suo studente, all’epoca il cantautore insegnava italiano agli americani dell’università. Il lavoro, che nacque negli anni settanta, toccò tematiche che sono sempre state care al Guccini politico, tra l’altro, come il terrorismo italiano e internazionale, il narcotraffico, il settembre nero in Giordania e lo scontro tra neofascisti ed estremisti di sinistra in Italia. La collaborazione tra i due tuttavia si interruppe con il primo volume, per incompatibilità legate probabilmente ai metodi lavorativi, ma l’amicizia tuttavia continuò.
Anni più tardi, nel millenovecentoottantanove, Magnus, oramai malato di cancro al pancreas si ritirò a Castel del Rio sull’Appennino, e iniziò la sua opera più importante, un albo gigante di Tex Willer sul quale lavorerà per sette lunghi anni, con una precisione talmente maniacale da creare, quello che molti esperti considerano, il suo testamento artistico. Guccini e Bonvi andarono spesso a trovarlo in quel periodo e Bonvi morì proprio nel tentativo di aiutare l’amico malato. Volendo raccogliere un po’ di fondi per farlo curare, decise infatti di andare a vendere un po’ delle sue tavole a Roxy Bar da Red Ronnie. Bonvi non prendeva quasi mai l’auto, c’era nebbia quella sera e si fermò a chiedere informazioni perché si era perso. Tornando verso l’auto fu falciato in due da un pirata della strada ubriaco. Magnus morirà un anno più tardi stroncato dalla sua malattia. Sull’ultima tavola de Lo sconosciuto vicino alla sua firma c’è l’esagramma dell’iching: il viandante. E io in questo splendido ottantesimo compleanno, auguro a Francesco di continuare a viaggiare nel mondo e nell’arte come ha sempre fatto, fin quando non si romperà definitivamente i coglioni…per dirla a suo modo. Auguri