Inquietudini

Ci son giorni così, che cominciano con stati d’animo talmente profondi da permetterci di toccare livelli di sensibilità che mai riusciremmo a raggiungere, quando presi dalle routine giornaliere, dirigiamo la nostra attenzione verso le cose più evidenti, talvolta perché no, anche più futili. Ma a volte, a volte scendiamo nella dolcezza dei pensieri più tristi, quelli che: adesso magari verso qualche lacrima cosicché le mie cornee somiglieranno al vetro della mia finestra nei giorni di temporale e il mondo al di là dei miei occhi, sembrerà triste, anche in un giorno di sole così bello.

Ci son giorni così che, prima la doccia, poi il caffè e il silenzio della casa che rimbombando fa giungere alle mie orecchie suoni e voci di persone, che queste stanze in qualche modo le hanno attraversate e scomparendo, tra quei muri di mattoni e i mobili e i miliardi di corpuscoli di polvere, hanno lasciato in giro parti delle loro anime, nascoste sotto le mie giacche, tra le mie cravatte multicolore, nel profumo dei sacchettini di tela che contengono lavanda da me raccolta nelle mie escursioni provençali.

Ci son giorni così, come questo sabato che, ora mi vesto, mi metto qualcosa di nuovo che da mesi ho acquistato e che non ho mai indossato, perché alla fine uso sempre le solite dieci magliette e gli stessi pantaloni e poi, magari mi faccio anche la barba, pettino i capelli che non taglio da tempo e che hanno superato tutte le lunghezze raggiunte nei precedenti trentanove anni della mia vita e indosso anche quel profumo che qualcuno mi ha regalato in epoche remote e che oramai, ha perso quasi del tutto la sua essenza.

Ci son giorni così che, la tristezza del ricordo passato, del dolore presente e dell’angoscia verso il futuro si sommano insieme e il risultato non è mai lo stesso, cambia a seconda di chi incontriamo mentre usciamo fuori dalla porta di casa e senza meta, ci incamminiamo verso un non luogo qualsiasi, senza spazio, senza tempo, ma con mille ragioni per esistere in quell’esatto momento in cui ne abbiamo bisogno.

Ci son giorni così, che gli occhi ballano lucidi spostandosi velocemente, osservando le verdi foglie di un grande albero e scendendo accarezzandone il lungo tronco giungono a una panchina sulla quale tre persone anziane, stanno parlando degli affari loro a voce bassa, per non disturbare la tranquillità di una mattina pigra in cui non ci sono molte anime sparse per la strada. Anche i loro occhi sono lucidi, tristi, persi nel vuoto, come a cercare qualche informazione nascosta oltre il sipario di questa assurda realtà.

Strani giorni quelli così, dove il cuore vibra tra le costole causando un lieve dolore, lo stomaco fa un po’ male e la bocca ha un sapore amaro che non è stato lavato via dal sapore del dentifricio. Strani giorni davvero, che mentre si stendono i passi uno dopo l’altro, sull’asfalto sporco, succede di arrivare infondo a un viale che non ricordavamo di aver preso in un luogo che non conoscevamo, in un quartiere che fino a qualche minuto prima non era mai esistito nel nostro vissuto soggettivo. E mentre un pappagallino verde si alza in volo e cincischiando qualcosa sparisce nel cielo azzurro, le lacrime cominciano a scendere copiose, perché ci son giorni così, con le lacrime che premono forti alle porte degli occhi, per uscire fuori, come quando le nuvole nere sfondano il cielo per scagliare sul mondo la più forte delle tempeste.

Ci son giorni come questi, in cui sentimenti contrastanti si alternano e le difese cedono, la diga si spacca e il dolore invade l’anima che da troppo tempo ha perso le sue origini, dimenticando la sua nascita, il legame diretto con la sua sovrannaturale creazione, con la sua dolce creatrice della quale voce non si conosce più il suono e della quale il nome non pronunciamo più da tempo.

Ci son giorni così profondi, che potremmo esser morti e non accorgercene e forse sono belli proprio per questo, i giorni così, senza inizio né fine, che in me si manifestano da oltre trent’anni, da quando ti chiamo e quel sorriso a dimostrazione dell’indissolubile legame che c’era tra noi, non compare più.