Sogni John Malkovich e ti svegli con Fellini

Mi sono svegliato di soprassalto alle sei del mattino, tutto sudato, in testa ancora gli ultimi brandelli di un sogno che, secondo dopo secondo, andava svanendo rimpiazzato dalla realtà intorno a me. Velocemente ho guardato sul comodino, ho individuato il mio quaderno degli appunti e dopo averlo afferrato mi sono messo a scrivere qualche nota. Dopodiché giratomi dall’altra parte ho richiuso gli occhi e ho dormito fino alle sette.

Al risveglio successivo, la memoria del sogno fatto era completamente cancellata, e solo mentre facevo colazione ho ricordato di aver preso qualche appunto sul quaderno da notte. Aprendolo e rileggendo le poche note appuntate, scritte con una grafia da prima elementare, sono riuscito a afferrare il sogno, oramai caduto quasi completamente nell’oblio e a riportarlo, almeno in parte, nel mio presente.

Apparentemente mi trovavo su una pista podistica, pronto a correre per quella che percepivo essere una maratona. Mentre muovevo le gambe e facevo un po’ di stretching, voltandomi improvvisamente, notavo che il corridore di fianco a me era John Malkovich. L’attore mi guardava e sorrideva con quella sua espressione da psicopatico. Partito il colpo di pistola io scattavo veloce, Malkovich dietro di me. Ogni tanto mi voltavo per vedere se era ancora là e durante una di queste mosse mi rendevo conto che stringeva nella mano un bisturi con il quale cercava, sempre correndo, di tagliarmi i tendini di Achille. Ci riusciva e io cadevo a terra colto da un dolore lancinante, mentre lui continuava la gara. Sullo sfondo un paesaggio pastello, le case scure con le finestre illuminate e il cielo lievemente arancione.

Rileggendo quelle note, ho notato che mentre alcune scene erano diventate solo una sensazione inafferrabile (non riuscivo a vederle mentalmente), altre come la faccia di Malkovich e il paesaggio finale all’orizzonte mi apparivano più nitide.

Seduto alla scrivania ho incominciato a guardarmi intorno e i miei occhi sono caduti su un’illustrazione di Emiliano Ponzi che ho appeso vicino alla scrivania e che mi ha ricordato, a grandi linee, il paesaggio del sogno. Amo le illustrazioni di questo artista che lavora tantissimo per The New Yorker, Time e tante altre importantissime testate. Mi piace perché ciò che realizza, suscita in me sensazioni controverse, tranquillità e angoscia allo stesso tempo. È come se guardandole mi ritrovassi in una situazione talmente calma da risultare angosciante, un silenzio rumoroso, una carezza dolorosa, la porta apparentemente normale che si apre su un mondo di Lovercraftiana memoria. Le sue illustrazioni, per me sono come droga, non posso fare a meno di guardarle e proprio per questo motivo ne ho stampata una e l’ho appesa al muro, di fianco a dove siedo quando lavoro.

Tutte queste elaborazioni mentali sui sogni e sulle illustrazioni mi hanno fatto tornare alla mente il libro dei sogni di Federico Fellini di cui possiedo una copia. Fellini lo ha realizzato tra il 1960 e il 1990 e contiene tutta una serie di disegni, schizzi, scarabocchi e note quasi completamente illeggibili. Filippo Ascione, sceneggiatore e collaboratore del maestro è convinto che sia un libro di magia bianca: se guardi un’immagine e l’accarezzi con la mano destra prima di dormire, ti aiuta a fare dei bei sogni, raccontava anni fa, in un’intervista sul corriere della sera. Inutile dire che in passato ho provato a usarlo, per via degli incubi che a volte invadono le mie notti, ma non ha avuto effetto, almeno su di me. C’è da dire che il maestro, questo legame tra sogno, occulto e archetipi dell’inconscio lo ha inserito in quasi tutte le sue pellicole, in particolare in 8 e ½ e Giulietta degli spiriti, complice probabilmente la sua passione per gli scritti di Carl Gustav Jung, Rudolf Steiner e più tardivamente Carlos Castaneda e per le sue amicizie che includevano anche il celebre medium Gustavo Roll. Per chi volesse approfondire, quest’anno è uscito il documentario Fellini degli spiriti, mentre per quelli come me…è sufficiente smettere di mangiare la peperonata a cena.