L’incubo del giovedì…

Quando giorni così, si presentano alla mia coscienza, non trovo di meglio da fare che muovermi, camminare, passi svelti che si stendono nello spazio intorno a me, silhouette deforme, terribile, spaventosa, la mia, che si sposta con irregolarità, corpo e ombra desincronizzati, respiro affannato, quando giorni così, si presentano alla mia coscienza, non trovo di meglio da fare che osservare i miei piedi, mentre cammino, le mie dita che si rattrappiscono in maniera nervosa, il colore della mia pelle che si fa violaceo, trasformazione mostruosa, quando giorni così, si presentano alla mia coscienza, devo scappare, devo uscire, aprire la porta, andarmene, svanire, altrove angosciante ad attendermi, altrove terribile ad accogliermi, i miei tentacoli che si allungano nello spazio, piovra che fluttua nell’oscurità dell’universo, verso chissà dove, verso chissà quale futuro. 

Misteri, angosce, paure, mostruosità di un giovedì mattina come tanti, io che mi giro nel letto, lenzuola intrise di incubi e sudore, io che mi osservo dormire, pensieri, immagini cupe, ad avvolgermi, il cane del vicino che latra senza tregua contro qualcuno, rabbia e bava che colano fuori dalla sua bocca, le sento scivolare entrambe sulla mia pelle, sul mio viso, massa gelatinosa a ricoprirmi, oltre il prossimo infinito onirico, l’orrore, il disgusto, lo stomaco che non ce la fa, nausea, angoscia, dolore alla testa, mi sveglio, apro le palpebre, rinasco, ancora una volta. 

Mattini così, realtà e sogno, sogno e realtà, impossibilità di comprendere la differenza tra i due, pensieri contorti, rattrappiti, la mente che proprio non ce la fa, cuore impazzito, io che mi lascio andare a un attimo di tranquillità, io che cerco e trovo rifugio nel bianco del soffitto, nel canto di un uccellino, in un caro ricordo, io che cerco di scappare, di sfuggire al dilemma, di aprire la porta, andarmene, svanire, altrove angosciante ad attendermi, altrove terribile ad accogliermi, le mie mani che si allungano nello spazio infinito, il battito cardiaco che lentamente si fa regolare, i miei pensieri che si stendono da qui all’eternità, io che fluttuo nell’oscurità, verso chissà dove, verso chissà quale futuro, verso chissà quale eternità, verso chissà quale pensiero, sogno, realtà.