Saliscendi…

Niente da aggiungere a questo silenzio che mi avvolge, all’interno del quale, mi perdo. Nelle ore più buie della notte, resto solo, aggrappato ai miei dubbi, a qualche paura, ad alcune incertezze, titubanze che galleggiano sulla superficie di un bicchiere di vino rosso, zattera sopravvissuta a centinaia di tempeste, io che cerco di non mollare la presa, resisto, non mi lascio inghiottire da quel liquido scuro, millepiedi che sbuca fuori da sotto un mobile, velocemente attraversa il salone, passa a pochi centimetri dal mio tallone e sparisce sotto il divano, lo osservo mentre prendo tra le dita il calice, lo porto alla bocca, bevo tutto d’un fiato, la zattera, me stesso, il vino. 

Notti così, che seguono giorni splendidi, e ciò nonostante, riescono a tirar fuori le cose più terribili contenute nella mia mente, notti così, in cui la pace del giorno si gonfia fino a esplodere, carne, sangue e interiora a macchiare le pareti bianche che mi circondano, notti così, tranquillità che svanisce, irrequietezza e negatività a farla da padroni, io che sottomesso ai loro voleri, non trovo di meglio da fare che stappare un paio di bottiglie di vino e bere, fin quando il sonno, quasi sempre agitato, non sopraggiunge. 

Chiudo gli occhi, appoggio il bicchiere vuoto sul tavolo di fianco alla poltrona, mi lascio andare, qualche secondo, forse più, mi ritrovo altrove, la sala di un ristorante, io e te seduti l’uno di fronte all’altro, ridiamo, scherziamo, mangiamo qualcosa, poco o niente resta dell’irrequietezza provata un attimo prima di addormentarmi, piuttosto pace, tranquillità, nelle mie costruzioni oniriche, anche io trovo la mia parte di paradiso, il battito cardiaco che rallenta, il corpo che lentamente si rilassa, mentre tu parli e sorridi e mi racconti delle tue idee, dei tuoi progetti, mi racconti un sacco di storie che probabilmente al mio risveglio dimenticherò. 

Niente da aggiungere a questo silenzio che mi avvolge, mentre dormo e ti sogno, e mi perdo, mentre in tua compagnia, attraverso le ore più cupe della notte, paradiso celato all’interno del mio inferno personale, millepiedi che gira per casa indisturbato, si muove velocemente, scompare chissà dove, io che lo osservo curioso, lo sguardo ebete di colui che anche stasera ha bevuto un bicchiere di troppo.

Notti così, che seguono giorni splendidi e si allungano attraverso pensieri incerti, dubbi, paure, io che percorro le loro tortuose strade, cercando la via più breve per raggiungere il mattino, per raggiungere la luce, per ritrovare un po’ di tranquillità.