Funzioni, finzioni…

In questa casa, c’è un certo mobile, in castagno, lavorato, intagliato, fiori che non so identificare scolpiti sulle sue zampe, cornici a rilievo tutt’intorno, una serratura in metallo arrugginito a sigillarne i cassetti, la piccola chiave, necessaria all’apertura, appesa a una catenina d’oro che circonda sempre il mio collo, segreti, il gusto di ciò che è occultato agli occhi dei più, fogli, fogli e ancora fogli, scritti vari, parole, parole, parole, qualche foto e tanto altro, disgregazione del pensiero, mille sentimenti frantumati così, in piccole lettere, centinaia di frasi, che cercano di delinearne gli invisibili, impercettibili, effimeri, talvolta incomprensibili, inafferrabili, contorni, oltre l’inchiostro nero, che utilizzo sempre quando scrivo a mano, la memoria impura, imprecisa, distorta, il mistero della vita, la morte inesplorata.

Non lo apro da secoli, quel mobile in castagno, ad ogni trasloco, chiuso, silenzioso, pieno di me e di tutto ciò che per molto tempo mi ha gravitato intorno, mi segue, quieto, trova il posto più adatto a sé, e lì si sistema, quasi avesse vita propria.

Non lo apro da secoli, quel mobile in castagno, ma mi piace osservarlo, immaginar d’infilare la chiavetta nella toppa, aprirlo, far fuoriuscire tutto il suo contenuto, a riempire gli angoli vuoti di questa casa, a colmare il silenzioso oblio che piano piano, giorno dopo giorno, mi avvolge, quasi il mio destino fosse quello di cancellare a poco a poco, tutto ciò che ho accumulato in tutta la mia esistenza, quasi il suo destino, fosse quello di non permettere che ciò accada, la chiave a far da bilancia, tra il mio futuro e il suo, tra l’uomo e l’oggetto nessuna differenza, ognuno ha un ruolo, una missione, io la mia, lui la sua.

In questa casa ci sono centinaia di fogli scritti, storie, avventure, memorie, paure, gioie, incertezze, passi titubanti nell’oscuro universo, muoversi incerto oltre il tempo e lo spazio, centinaia di respiri riassunti su pagine un tempo bianche, tutte, racchiuse in quel mobile in castagno, portale tra questa e milioni di altre dimensioni, passaggio tra il mio mondo mentale e ciò che succede tutt’intorno a me, nella disgregazione dei giorni che passano, il filo conduttore di centinaia di pensieri che si susseguono l’uno dietro l’altro, ordine e confusione che vanno a braccetto.

Non leggo mai ciò che è racchiuso in quel mobile in castagno, da secoli non lo apro, il gusto di un perduto paradiso lo avvolge, sottile aura dorata, ne percepisco l’energia ogni volta che mi avvicino a lui, ne percepisco la forza ogni volta che casualmente appoggio la mano sul legno, prima di ritrarla velocemente e allontanarmi, ignorandolo o scrutandolo da lontano, fino al successivo trasloco, quando entrambi ci sposteremo altrove, inseparabili, poiché, lui non può esistere senza di me, io non posso esistere senza di lui, e questo è tutto ciò che entrambi sappiamo con certezza.