Quel che resta del reale…

Quel che resta della notte, un pensiero inafferrabile, dita che accarezzano la mia, la tua pelle, lenzuola che scivolano via, per terra, nudi com’eravamo, nudi come siamo, un soffio di vento caldo che entra dalla finestra aperta, porta con sé qualche nota musicale, profumo di caffè, respiro profondamente, oggi non ho voglia di alzarmi, piuttosto, ho voglia di lasciarmi avvolgere da questo momento, presente eterno che si allunga da qui all’infinito, a raggiungere gli angoli più remoti dell’universo, pensiero che vaga, inafferrabile, esistenza effimera, niente è reale, tutto è reale, la parola “reale”, non significa niente.

Quel che resta del mattino, un respiro, un soffio di vento, lo squillo del telefono caduto nel silenzio, incontri, scontri, pensieri che scivolano tra le lenzuola, che si perdono tra le mie, tra le tue dita, ricongiungersi infinito, l’universo in una stanza, una stanza grande quanto l’universo, palpebre che si chiudono, il buio qui, il buio altrove, suoni lontani, indistinguibili, quel che di te si perde, finisce in me, quel che di me si perde, finisce in te, desiderio lontano che brucia, cenere che ci cade addosso, a coprirci, altri rituali, trasformazioni, metamorfosi. 

Quel che resta del momento, un suono, una luce, un odore, un gusto perduto, sensazioni sulla pelle, niente è reale, tutto è reale, un brivido corre lungo la schiena, respiro che manca, la tranquillità più profonda equivale alla più terribile angoscia, esistenza che schiaccia, frantuma, distrugge, polvere diffusa ovunque dal vento, che entra dalla finestra aperta, porta con sé calore, qualche nota musicale, profumo di caffè, respiro profondamente, inghiotto aria, resti di qualcosa, quel che di me si perde, finisce in te, quel che di te si perde, finisce in me, cambiamenti, trasformazioni, metamorfosi, e al di fuori, la realtà che non è mai realtà, un numero infinito di nastri di Möbius intrecciati l’uno con l’altro, DNA surreale che si allunga dai nostri corpi e raggiunge i confini dell’universo, le nostri menti, bambini che scivolano su di essi, fino a spingersi oltre i limiti del pensiero, oltre le barriere del linguaggio, oltre il significato stesso dell’esistenza.