Senza voce…

Non ho voce questa mattina, e il pensiero si frantuma. Resto immobile nel letto, in silenzio, la testa sul cuscino, gli occhi puntati su un foro nel muro, buio, oscurità, canale di passaggio tra me e un altrove che ancora non conosco, ma che mi attrae, croce e delizia dell’intelletto, scarica elettrica che fa esplodere i miei neuroni, congiunzione tra lo spazio del “qui e ora” e quello dell’ “ovunque e sempre”, che si riflette nel suo speculare “da nessuna parte e mai”, frantumazione della materia, oltre la quale si estendono le infinite possibilità dell’energia, oltre lo spazio e il tempo, il tutto, il nulla, universi dove non esiste significante, non esiste significato e l’interpretazione diviene impotente. 

E impotente mi sento, mentre mi confronto, faccia a faccia, con l’immagine mentale di me, ologramma che adesso compare di fronte ai miei occhi, immobile, il suo sguardo perso nelle mie pupille, il mio smarrito nelle sue, fori scuri, canali di passaggio tra di noi che siamo l’uno, altrove dell’altro, oltre lo spazio e il tempo, congiunzione estemporanea, mente che plasma, trasforma, crea, universo che si espande in funzione di quella stessa creazione.

Non ho voce questa mattina, e il pensiero, frantumato in mille pezzi sparsi a terra, specchio rotto sull’infinito, pelle spaccata sulla mia fronte, rivolo di sangue che scende sulla guancia, rossore, dolore, mi fornisce migliaia di risposte differenti alle grandi domande dell’esistenza, fasci di luce che si innalzano dagli innumerevoli frammenti, bagliore incredibile che annienta ogni ombra intorno a me, mi acceca, confonde, perturba, e allo stesso tempo, stranamente mi rincuora.

Disperso in questo caos assurdo di pensieri contorti, creazioni mentali incontrollabili, percepisco un suono che riempie le mie orecchie. Si manifesta a me come uno strano brusio, cicaleccio indistinguibile che lentamente muta, diventa sempre più chiaro, fino a trasformarsi in parole, parole, e ancora parole, gridate in ogni lingua esistente.

In principio era il verbo, e quello stesso verbo ci ha fottuti, e non ho voce, questa mattina.