Silenzio.

Silenzio. Salgo e scendo le scale avvolto dall’inquietudine, naufrago in un pensiero, affogo nelle acque cupe dell’angoscia notturna, gradini in legno che scricchiolano sotto i miei piedi, non trovo conforto nella solitudine di queste ore buie, la luna a illuminare il mondo, candele a rischiarare il grande salone, fiammelle che tremano incerte, le mie dita strette intorno al passamano, salvagente, il mio sguardo che trafigge il loro bagliore, alla ricerca di un conforto, un abbraccio, l’ennesima perdizione dello spirito, dell’anima, di quel qualcosa che chiamiamo in mille modi, ma che nonostante tutto non riusciamo mai ad afferrare, effimera sensazione, sentimento conturbante avvolto dal mistero dei misteri, struggente sbrilluccichio all’interno del quale, magicamente, appari, passione ardente, sorriso, profumo, il tuo correre, felice, attraverso un immenso campo di girasoli, il sole a ricreare mille sfumature di brillantezza, che allungandosi dal tuo volto, dal tuo corpo, dai tuoi lunghi capelli, fasci di luce, raggiungono i miei occhi, in un salto lungo secoli, eternità lontane, presente per te, passato per me, l’universo che collassa su sé stesso, apocalisse del cuore, del sentimento, del pensiero, che esplodendo in me diventa materia malleabile, creta con la quale costruirti, modellarti, le mie mani che si muovono lentamente, disegni nell’aria, le dita ad allungarsi e chiudersi ad ogni gesto, i polpastrelli che diventano caldi, tu, che esisti e non esisti, io, che ora ti vedo ora no, illusione e realtà allo stesso tempo, e che mentre ti creo, costruzione reale e mentale, sogno ad occhi aperti, mentre divento apprendista stregone, negromante, forse veggente, nel tuo farti donna, riconosco il mio destino, la via da seguire, l’autostrada da percorrere, il treno da non perdere, barlume di speranza che cresce, cresce, cresce ancora, accompagnato da una musica che non ho mai sentito, e che poi, quasi improvvisamente, si accartoccia fino a tornare fiammella accesa, candela consumata, minuti passati a sognarti, attraversando i tempi che sono, che furono, che saranno, che si allungano lenti verso una fine di cui poco conosciamo, fiducia a perdere, le mie dita che lasciano il passamano, io che mi dirigo verso il divano, mi siedo, osservo ancora per qualche istante il bagliore delle candele, percepisco la musica che piano piano sfuma, il volume che si abbassa, il calore delle fiamme che mi scalda il viso, ti osservo ancora un istante correre tra i girasoli, soffio, il buio mi avvolge, la musica scompare del tutto. Silenzio.