Di domeniche e vittorie…

Il desiderio di te, che riempie questa domenica pomeriggio di sole e vento, è l’unica cosa che riesco a percepire, mentre seduto al tavolo della cucina, davanti a una risma di fogli bianchi, il computer e alcuni libri, comincio a buttar giù un’idea per un nuovo racconto.

È una connessione strana quella che c’è tra il bianco dei fogli A4 e il pensiero di te. È un legame forte, che dalla carta pulita si allunga e si trasforma in un agglomerato di ricordi distorti, che prendono forma nella mia mente e che diventano sempre più reali, quasi ti materializzi di fronte ai miei occhi. Il tuo profumo, il tuo sorriso, i tuoi capelli, la lana del tuo vestito, le calze, le scarpe e poi, le attese, gli arrivi, le partenze, i baci, gli abbracci, una moltitudine di sogni, innumerevoli incubi, croce e delizia di ogni unione terrena. È una sensazione strana, non ti vedo realmente, è come se percepissi una presenza di fianco a me, un odore, un pulviscolo che si muove nell’aria, a volte alcune voci, illusione di una conversazione che in realtà non avviene e che forse non è mai avvenuta.

Osservo i fogli bianchi, la loro luminosità, e poi gli innumerevoli libri che occupano quasi tutto il tavolo della cucina e il computer, sul quale monitor campeggia una pagina word, anch’essa vuota. Questo di solito è il momento in cui corro a prendere una bottiglia di vino dalla cantinetta, la stappo e bevo. Oggi però, non trovo la motivazione ad alzarmi dalla sedia, in qualche modo, quasi inconsciamente, cerco di interrompere questa routine, che si presenta ogni volta in cui mi metto a scrivere e di conseguenza, ti penso. 

Chiudo gli occhi, li riapro, i fogli bianchi sono sempre di fronte a me, di idee intelligenti o stupide, indubbiamente sensate, certamente valide, neanche l’ombra, e anche quella sensazione di te è scomparsa completamente. Mi alzo, prendo un bicchier d’acqua, bevo, mi infilo il cappotto ed esco a passeggio. Quando tornerò, di sicuro qualche idea da mettere nero su bianco mi sarà venuta in mente, per adesso esulto, che l’averti rimossa ancor prima di cominciare il lavoro, ancor prima di cominciare a bere, è già una vittoria.