Quanto manchi quando non ci sei…

Quanto manchi quando non ci sei. Talmente tanto che mi trovo, quasi stupidamente, a far finta di essere un bambino, cercando di imitarti, cercando di vivere le cose del giorno come le vivi tu, con l’innocenza di chi scopre, di chi come una spugna  assorbe tutto, senza illusione, senza disincanto, senza aspettativa alcuna. Non ci riesco, o meglio, ci riesco a modo mio, come ho imparato a fare crescendo, ma mi duole ammettere che ho dimenticato come fare a essere come te in maniera naturale. Vorrei tanto che tu me lo insegnassi, se davvero ci fosse un modo per trasmettere questa conoscenza.

Mi chiedo cosa tu stia scoprendo in questo momento, quale meraviglia abbia attraversato questa prima parte della tua giornata, mi immagino i tuoi occhi avidi di conoscenza, pieni di curiosità, mi immagino in te. Così abbandono questo letto, mi ritrovo su una bicicletta, perso tra le colline, mi rivedo appoggiato al colonnino di una vigna, intento a mangiare l’uva di qualcuno che non conosco, sorrido ripensando agli scherzi, i sorrisi, gli abbracci con gli amici, l’assurdità del primo innamorarsi, mi rivedo nella vita che ho vissuto e mi chiedo se tu vivrai tutto questo.

Chissà che cosa si dipanerà nei tuoi giorni futuri, chissà dove si stenderanno i tuoi passi, chissà quanto, oltre il mio cammino, ti spingerai, chissà mi chiedo, voltandomi, dietro di me la strada percorsa, che lontana si scioglie nella mia giovinezza a chilometri di distanza da qui.

Io e te, legati da un pugno di geni che vengono da passati lontani, geni che forse, nel tuo essere Francese ancora non capisci, ancora non hai cominciato ad ascoltare. Patrimonio immenso d’informazioni cromosomiche, che contribuiranno a stendere il tappeto sul quale arrederai la tua vita. Tu e io, uniti da un futuro inevitabile, che vede le nostre strade intrecciarsi e scomparire lontane, nell’incertezza della vita, evaporate chissà dove, nella gioia universale dell’esistenza.

Apro gli occhi, mi ritrovo nel mio letto, con le mie speranze di padre, amico, compagno di ventura, con qualche amarezza che cerco di abbandonare, concentrandomi su di te, su di noi. Apro gli occhi, non ci sei, stai andando proprio dove vorrei andare io e questo mi fa stare bene, per il resto, quanto manchi.