Fellini degli Spiriti

Disteso nel letto, le serrande delle finestre in parte abbassate per non far entrare troppa luce, osservo il soffitto, esploro le imperfezioni delle grosse travi di legno e rifletto sull’influenza dell’esoterismo e della magia nell’arte, in particolare nella cinematografia. Sul comodino campeggiano paracetamolo e altri medicinali, per terra libri e riviste sono sparsi un po’ ovunque. La noia nella malattia.

Un paio di ore fa mi sono messo a guardare il documentario: Fellini degli Spiriti (2020) di Anselma dell’Olio, prodotto dalla Rai, andato in onda la settimana scorsa sulla rete nazionale e disponibile su RaiPlay. Sinceramente avrei potuto spendere quell’ora e mezzo facendo altro. Un opera senza spina dorsale, che vorrebbe dire tanto, ma che alla fine non dice assolutamente niente, un’intrattenimento facile, prodotto sulla scia dei festeggiamenti per il centenario della nascita di Fellini. Un occasione mancata perché l’argomento, ovvero i legami tra la produzione cinematografica del celebre regista e i suoi interessi volti alla psicodinamica Junghiana, la sua esperienza terapeutica con Ernst Bernhard, la sua passione per la magia, l’esoterismo e i tarocchi, l’attenzione da lui rivolta per il lavoro di Rudolf Steiner e la sua amicizia con Gustavo Rol, è incredibilmente interessante, soprattutto per chi, come me, ama le pellicole del Fellini più visionario. 

È il lato più misterioso del regista, ed emerge in quasi tutti i suoi lavori a partire da La dolce vita (1960) fino a La voce della Luna (1990) opere cariche di simbologie e immagini evocative, frutto indiscusso di questa sua incredibile passione non solo per la psicologia analitica di Jung, ma soprattutto per il mondo dell’occulto.

Se vi piace il cinema di Fellini e non avete mai sentito parlare di questo suo lato, diciamo più misterioso, il documentario guardatelo, chissà che qualche particolare non possa attrarre la vostra attenzione e spingervi ad approfondire l’argomento. Io probabilmente smetterò di osservare scrupolosamente le travi e metterò su Giulietta degli spiriti (1965) così mi rifaccio un po’ gli occhi e magari anche la febbre se ne va.