Decostruttivismo…

Passa il tempo come lo conosciamo e si allontana di ora in ora il momento di te. A distanza di anni dal nostro incontro, oramai è quasi come se quella tu, non fosse mai esistita, sicuramente per me, ma indubbiamente anche per te, ne sono certo. Per quanto mi riguarda, quel che resta è un vago ricordo, una debole traccia che chiamiamo memoria e che di giorno in giorno si fa più distorta, da ricordo diventa sensazione, quel: – eppure una volta è successo qualcosa… – detto con malinconia, mentre una debole percezione di qualcosa di bello, flebile, delicato, che scompare in meno di un secondo, inafferrabile, schiacciato dal presente, mi accarezza dolcemente. Non so che cosa resti a te, i ricordi di com’eri, di quello che facevi, di quello che dicevi, forse, ma non ne sono nemmeno troppo sicuro. Nel magazzino della memoria non c’è posto per tutto, per fortuna, purtroppo, e la memoria è essa stessa una trappola.

Ci penso mentre scrivo di te, a questa cosa dei ricordi. Ogni sera moriamo e al mattino nasciamo nuovamente, figli di una persona che eravamo ieri e che oggi non siamo più. Resilienza un cazzo, il cambiamento avviene giorno dopo giorno, anzi, ora dopo ora e per me oramai è diventato pressoché impossibile ricordare ciò che ero ieri, ciò che ero dieci anni fa. Rivedo il mio passato come guardo un film, spettatore esterno di una pellicola girata da un altro, di conseguenza lo idealizzo, lo cambio, alla fine nel mio presente diventa qualcos’altro, una serie di eventi disconnessi che in fondo, potrebbero anche non essere mai avvenuti.

Angosciante, se pensiamo a quanto troppo spesso cerchiamo una sorta di coerenza, una stabilità, mentre invano passiamo svariati momenti della giornata a unire pezzi di noi inevitabilmente sconnessi l’uno dall’altro. Davanti allo specchio ci guardiamo, cercando di identificare l’immagine di noi, cercando di far emergere chi siamo, estrapolandoci dall’immane massa di tutto che abbiamo intorno e creando l’illusione di un’unità che non esiste. Eppure, nemmeno quell’immagine è reale, costruzione mentale, risultato di una trasformazione dell’informazione proveniente dai fotoni, catturati dalle retine dei nostri occhi, vallo a sapere cosa c’è veramente nel mondo reale, al di là di quella codifica dovuta al nostro decoder cerebrale.

Così, l’immagine di noi è confusa, la ricostruzione del nostro passato tramite memoria anche, tutto è distorto, incredibilmente perturbante, niente è certo. Di giorno in giorno cerchiamo di unire i puntini, di mettere insieme le caleidoscopiche sfaccettature della nostra vita. Di giorno in giorno cerchiamo di unire le nostre singole esperienze, lavoro, famiglia, amicizie, hobby e immancabilmente non ci riusciamo. Di giorno in giorno cerchiamo di identificarci, di trovare una coerenza che possa definirci un tutt’uno con la percezione che abbiamo di noi, con il nostro comportamento, però allo stesso tempo parliamo di vita familiare, vita sessuale e così via, quasi comprendessimo, inconsciamente, che nello stesso arco di tempo viviamo centinaia di vite differenti, tutte pressoché sconnesse l’una dall’altra.

Penso a questo mentre scrivo di te e di me e dubito della tua esistenza, della mia, dell’esistenza del mondo, mentre continuo a raccogliere pezzi disconnessi di me e a buttarli nel web, per coltivare ancora la mia grande illusione.