Uccellini…

Sono a casa, di nuovo. Stavolta, rispetto al primo confinamento, ho un giardino e qualche metro quadro in più per sgranchirmi le gambe, cose belle della vita. L’erba sta crescendo e c’è una pianta rampicante dalle foglie rosse che scivola fin sopra le mie finestre. Queste due cose mi danno speranza, ma non so dirvi perché, sensazioni semplici. I rumori delle auto si sono già attutiti, anche le voci della gente, c’è tranquillità tutt’intorno. È una tranquillità strana, se mi concentro, riesco a percepire il brusio degli animi inquieti delle persone che popolano questa dannata città, il rumore sordo dei loro pensieri cupi. C’è tranquillità, ma non c’è pace e questa incredibile dissonanza genera una strana angoscia in tutti noi, che viviamo in questi tempi così assurdi.

Succedono cose strane, alcuni uccellini che non avevo mai visto, hanno fatto un nido nella siepe che delimita il mio giardino. Sono stato attratto dal fruscio generato dai loro movimenti, suono quasi impercettibile che probabilmente, in tempi normali, sarebbe stato coperto dai migliaia di rumori provenienti dalla città, e mi sono avvicinato senza far rumore. Hanno piume di colore rosso, giallo e verde e sono grandi quanto un palmo della mia mano. Mi hanno guardato e si sono immobilizzati, nel momento in cui ho spostato delicatamente le foglie. Ho fatto finta di non vederli e mi sono allontanato, immaginando i loro cuori battere all’impazzata per lo spavento.

L’interazione tra forme di vita differenti mi piace, siamo alieni che occupano lo stesso appezzamento di terra, uccelli strani per me, mostro grande che vive nel giardino per loro. Rifletto, devo decidermi ad andare a fare la spesa, ma l’idea di ritrovarmi in mezzo a gente allarmata che corre per accaparrarsi l’ultimo rotolo di carta igienica mi angoscia ancor più della morte. Annoto nella mia mente che devo comprare del mangime per gli uccellini, l’inverno sta arrivando e i miei nuovi vicini potrebbero aver fame tra qualche settimana, se decidono di restare. Questo pensiero ammortizza la mia angoscia, l’idea di poter istaurare qualche tipo di amorevole relazione con quelle creature mi fa stare bene, mi fa sentire un po’ il Lorentz di Marsiglia. Ecco forse in questi giorni in cui le ore libere saranno di gran lunga di più, potrei approfondire le mie conoscenze sull’etologia, materia che da sempre mi affascina.

Nel mondo stanno succedendo un sacco di cose, ci sono le elezioni americane, quelle in Sud America e poi, questa mattina a Nizza c’è stata un’altra aggressione, tre morti, una persona decapitata e ancora, manifestazioni, dissensi, il virus e tanto altro. C’è fermento, ma io mi sento talmente distante da tutto questo, come se ciò non mi riguardasse, come se mi trovassi su un altro pianeta, in un altro universo. Mi chiedo se sia normale questa perdita d’interesse verso quello che sta accadendo intorno a me, visto che sono sempre stato attento a ogni singola notizia importante. Mi chiedo se il mio cervello abbia saturato, se si sia talmente riempito di notizie e informazioni da incepparsi e non lavorare più bene. Inevitabile pensare a Sherlock Holmes che selezionava le cose da memorizzare, convinto che la memoria avesse uno stoccaggio limitato e che fosse necessario ricordare solo le cose veramente utili. La cosa vista con gli occhi del neuroscienziato mi fa un po’ ridere, ma ha un certo fascino se si osserva con gli occhi del lettore.

Oggi non leggerò notizia alcuna, vivrò come se il resto del mondo non esistesse e forse continuerò a farlo per le prossime quattro settimane, chissà, intanto vado a far la spesa, a comprare il mangime per gli uccellini e forse un paio di trattati sull’etologia da leggere nelle prossime settimane di confinamento. Mi sembra un buon proposito per trascorrere un ottimo periodo di isolamento.