Ricordi, sogni, carnevali…

Mi mancano alcune cose, ed è terribile. La voce di mio padre che risponde al telefono, la peperonata preparata da mia nonna, Fosco che mi racconta una storia prima di addormentarmi, mio nonno che mi porta all’ippodromo per assistere alle corse dei cavalli, il sorriso di mia madre. Mi mancano alcuni baci, tante carezze, un sacco di discussioni svanite chissà dove tra le pieghe del tempo e dello spazio. Mi mancano alcuni litigi, terribili, tanto erano verbalmente violenti e la successiva ricerca di pace, di tranquillità. Mi mancano alcuni profumi che da anni non sento più, mi mancano pelli che non ho più toccato, risate che non ho più sentito, rumori diventati improvvisamente silenzi. Tutte cose che un tempo sono esistite e che adesso sopravvivono soltanto nella mia mente, mentre penso alle mancanze.

Certo, queste cose e tante altre, sono state lentamente e inesorabilmente sostituite da altre, ma io ne sono stato talmente innamorato, che fatico a lasciarle andare, a disperderle nell’oblio, come ceneri di un corpo bruciato rilasciate nel vento, a miglior destino del ristretto e claustrofobico spazio di un’urna. Così io stesso divento il contenitore di tutte queste cose, non il custode, che da preservare oramai è rimasto ben poco, ma inutile involucro, scatola piena di così tanto, diventato improvvisamente niente.

Eppure non ci riesco, c’è un ora del giorno in cui è fisiologico, devo pensare a tutte queste cose, devo ripercorrere quei momenti a me cari, quegli spazi di vissuto e perché no, di non vissuto, che si presentano alla mia coscienza come paesaggi di un universo lontano. A volte, l’ora che dedico a questa esplorazione del passato, coincide con i momenti di tristezza, altre con momenti in cui sono libero dalle incombenze della giornata, spessissimo con i momenti in cui mi annoio, come adesso, seduto sulle piccole sedie della scuola materna frequentata da mia figlia, mentre è in corso la riunione dei genitori.

Questi incontri sono di una noia mortale, se non fosse per l’argomento principale, il futuro culturale dei nostri figli, che mi interessa particolarmente, ne farei volentieri a meno. Alle mie orecchie giungono le domande più assurde, più inutili. In questo momento stanno parlando della festa di carnevale, che si terrà forse, covid permettendo, l’anno prossimo, il dilemma è se fare una festa a tema oppure lasciare che i bimbi si vestano come gli pare. Cioè, la scuola è iniziata da una settimana e ci sono già stati tre giorni di sciopero generale da parte del personale insegnante e questi si preoccupano della festa di carnevale, ma che roba è? Cioè, il covid impazza ovunque, si teme un secondo picco della malattia, c’è il rischio che il governo ricorra a un nuovo lockdown e questi si preoccupano di come mascherare i figli a carnevale, ma si può? Certo che preferisco i miei ricordi, le mie tristezze passate, le mie paure nascoste, ai deliri isterici di alcune mamme che parlano di una possibile festa di fine anno scolastico.

No, questi sono i momenti in cui devo per forza rifugiarmi in me stesso, lasciare andare la realtà del mondo che mi circonda e perdermi nel mio universo personale, decorato da milioni di cose che non esistono più. Così chiudo gli occhi e ti vedo, nel tuo rossetto rosso, il vestito variopinto che ti avvolge delicatamente lasciando intravedere il tuo collo e la linea dei tuoi seni, il tuo sorriso dolce, lontano, forse un po’ malizioso e i tuoi lunghi capelli rossi che scendono su di te, delicatamente. Tutt’intorno i quattro elementi, l’acqua della grande vasca, i platani che ondeggiano spinti dal vento mentre si allontanano rimpicciolendosi all’orizzonte, le colline decorate dalle vigne in fiore e le fiaccole accese di un bistrot poco lontano. Sogno e cosmologia, bellezza dell’eterno, mi portano via da questa saletta con arredi in miniatura, dove parole senza scopo si sbattono tra le pareti, contro i giochini sparsi qui e là e la mia speranza di un futuro migliore per le nuove generazioni si scontra e si frantuma contro un desiderio morboso di apocalisse, mentre la donna seduta vicino a me prende appunti…sul carnevale…carnevale un cazzo.