Trappole del week end

Il venerdì è un giorno difficile. Non mi vergogno a dirlo, ma il fine settimana mi spaventa, specie quando Livia non è con me. Quando siamo insieme, alla fine, c’è sempre qualcosa da fare, qualcosa di nuovo da scoprire, un’avventura in cui lanciarsi, sia in casa che in giro per il mondo. Quando sono solo invece, faccio fatica, deluso dal mondo esterno, dalla società, perdo ogni interesse ad uscire, ogni motivazione atta a interagire con gli altri. Traballo tra una mattonella e l’altra fin dalle prime luci dell’alba, nonostante sia sabato o domenica e nonostante abbia la possibilità di dormire, cercando d’inventarmi qualcosa, di non cadere nel tranello dell’ozio più completo.

Certo, ho un sacco di idee, molte cose da scrivere, i post per questa pagina e le operazioni di routine da svolgere, ma i tempi vuoti mi spaventano lo stesso. Li visualizzo come trappole e cerco di non caderci dentro, per non ritrovarmi stravaccato sul divano a guardar venti episodi di qualche serie televisiva che in realtà non mi interessa o peggio ancora, a navigare su Facebook masturbando il cellulare con il movimento delle dita.

Proprio per evitare situazioni di questo tipo, oggi sono entrato in un negozio di bricolage e ho comprato secchi di vernice e pennelli, almeno se proprio mi troverò a non saper che fare, nei prossimi due giorni, mi metterò a imbiancare questo nuovo appartamento, che ne ha veramente bisogno.

Eppure c’è stato un tempo in cui non vedevo l’ora di arrivare al week end per uscire di casa, di andarmene fuori a sbattermi da qualche parte, di perdermi in un luogo qualsiasi dalla mattina alla sera. Ultimamente invece, mi perdo solamente nella mia mente, prediligo i viaggi immaginari che anno dopo anno, sono diventati i più frequenti, probabilmente anche i più sicuri, visto la situazione nel mondo.

Quante saranno le persone che come me, a forza di vedere quello che ci accade intorno, si sono stancate di uscire, di incontrare gente, di tessere rapporti? Anni fa si pensava che con l’avvento di internet, le persone sarebbero rimaste attaccate ai loro computer piuttosto che andare in giro. L’idea era quella che potendo ottenere tutto da casa, nessuno si sarebbe più mosso, che potendo accedere a foto, musei, opere, librerie online, nessuno avrebbe più sentito il bisogno di uscire e andar a fare qualcosa in centro. A me è successo il contrario, resto a casa perché la società comincia a farmi paura, perché non ne percepisco più la bellezza che riuscivo a vedere prima e che ora, non appare più davanti ai miei occhi. Sì, mi resta sempre la campagna, la natura, posti sperduti dove non rischio di incontrare nessuno, ma per il resto, più evito la gente meglio sto. Mi viene da chiedermi se la visione rosea che avevo un tempo fosse dovuta alla mia più giovane età o se la nostra specie sia davvero peggiorata negli ultimi venti anni, mi viene da chiedermi se questa mia paura sia motivata o meno, ma a questo rispondo affermativamente quando sfoglio le numerose pagine di cronaca dei giornali, mi viene da chiedermi se c’è un margine di miglioramento, se questa società possa ancora salvarsi e sotto sotto ci spero, poi rifletto su cosa posso fare perché succeda e alla fine, qualche passo in strada lo stendo, che una possibilità va sempre data, a tutti.