Intelligenza, paperi e palline da golf

Sul finire della seconda guerra mondiale, una nave mercantile Giapponese fu colpita da alcuni siluri e affondò nel porto di Tokio. Cinque anni dopo la fine del conflitto, durante un’operazione di bonifica dell’area portuale della capitale Giapponese, si rese indispensabile anche il recupero del relitto affondato durante la guerra. Visto che la nave era di dimensioni piuttosto grandi e che le tecnologie non erano ancora così sviluppate per effettuare un’operazione di recupero di quella portata, furono chiamati nella capitale alcuni dei migliori ingegneri navali del Giappone, per esplorare tutte le soluzioni possibili.

Uno di essi, che aveva svolto parte dei suoi studi negli Stati Uniti, durante il meeting si ricordò di un fumetto di Paperino, letto nel periodo in cui abitava a New York. La storia apparsa nel millenovecentoquarantanove su Walt Disney’s Comics and Stories, si intitolava The Sunken Yacht (in Italia, L’eredità di Paperino) ed era stata realizzata interamente da Carl Barks, il braccio destro di Walt Disney e inventore di tutto l’universo di Paperopoli. Il fumetto, raccontava di come Paperino e i suoi nipoti, proprietari di un’azienda di recupero oggetti dispersi in mare, fossero ingaggiati per recuperare il relitto di una Goletta ed essendo squattrinati, quindi non potendo noleggiare una gru a causa dei prezzi inarrivabili, trovassero un espediente molto più semplice e meno costoso, riempire la stiva della nave di leggerissime palline da ping-pong fino a farla tornare in superficie.

L’ingegnere propose l’idea ai colleghi e ai membri del team riuniti in meeting. Come è possibile immaginare, le persone intorno a lui, un po’ per l’idea strampalata, un po’ per la fonte dalla quale essa era stata estrapolata, si misero a ridere sfottendo il ragazzo. Il capo del team tuttavia non disdegnò quella proposta e decise di tentare, essendo l’impresa facile da mettere in pratica, visto che a Tokio in quegli anni, recuperare milioni di palline da ping-pong era impresa abbastanza semplice. Così una settimana dopo, gli ingegneri iniettarono direttamente nello scafo del mercantile, attraverso lo squarcio causato dai siluri, milioni di palline da ping-pong. Ce ne vollero ventisette milioni prima che la nave, lentamente, cominciasse a risalire in superficie, ma alla fine, il relitto fu recuperato e l’ingegnere che aveva suggerito l’idea promosso di grado.

Ci sono un sacco di morali in questa storia, ve ne indico quattro, che magari possono tornarvi utili in futuro. La prima, e senza dubbio quella più evidente, è che le soluzioni ai problemi si trovano spesso a livelli differenti. Non sappiamo quali conoscenze ci saranno utili in futuro, ma sappiamo per certo che potranno venire dalle situazioni più disparate, da esperienze passate, libri, film, fumetti, canzoni. Saper connettere informazioni a più livelli e mettere insieme cose che apparentemente sono diverse e lontane tra loro è probabilmente il fulcro centrale di quello che chiamiamo volgarmente: Intelligenza. Cos’è l’intelligenza se non la capacità di fare connessioni tra cose che apparentemente non sono connesse tra di loro? Se non la capacità di trovare soluzioni a problemi utilizzando idee che provengono da fonti differenti, anche molto lontane dal tipo di problema che siamo chiamati a risolvere?

La seconda morale è che bisogna credere in quello che facciamo e nelle idee che professiamo, pronti anche a caricarci sulle spalle il peso delle risa degli altri, nel caso ci trovassimo a proporre soluzioni molto strampalate.

La terza morale è che non si ride di niente, perché l’idea più assurda può rivelarsi vincente e soffocare una risata, cercando di concentrarci sull’obiettivo finale è molto più semplice che ingoiare l’amaro rospo dell’aver avuto torto.

La quarta morale è che bisogna far tesoro delle informazioni che immagazziniamo nel nostro cervello, chi ha letto le avventure del celebre Sherlock Holmes di Conan Doyle ne sa qualcosa. Va di per sé, che se bisogna far tesoro delle informazioni, bisogna anche far attenzione a quello che immagazziniamo, impresa piuttosto ardua in un mondo come il nostro, dove siamo bombardati da milioni di informazioni ogni minuto.