La piscina

Scrivo questo pezzo mentre sono su una sdraio di fianco a una piscina, dove Livia sta facendo il bagno e imparando a nuotare. Io la osservo, cerco di dimenticare l’arrivo del lunedì, di godermi il mio tempo con lei – Forza Livia, nuota! Veloce! Le mani, i piedi…uno, due…uno, due – le grido guardandola. Lei scuote la testa e si muove veloce. Mi piace quando nuota, sta diventando sempre più brava e guardarla è diventato un vero piacere. Mi distendo sulla sdraio e controllo le email sul telefonino. Siamo all’interno dell’area della piscina più o meno da venti minuti, lei si sta divertendo come una matta, nuota, ride, gioca con due piccole sirene, tutto sembra tranquillo.

Improvvisamente un energumeno, palestrato, in costume da bagno si avvicina – Monsieur? – mi dice sorridendo. Mi volto e poiché ha il sole alle spalle, mi copro la fronte per poterlo vedere in volto. Ne percepisco i lineamenti, somiglia molto ad Alladin di Walt Disney, il cartone intendo. All’epoca i disegnatori lo realizzarono ispirandosi al volto di Tom Cruise, quindi di conseguenza il tipo è la caricatura muscolosa del buon vecchio Tom. Mi viene da ridere, ma nascondo la cosa, perché lui mentre i miei pensieri si divertono a prenderlo in giro, sfoggia un volto serio, forse con l’intento di redarguirmi per qualcosa che ho fatto. Rifletto – Forse ho gridato troppo…facciamo troppo rumore… – lo guardo con un espressione interrogativa in volto – Monsieur, dovreste uscire dall’area piscina…sapete il covid, il vostro tempo è terminato… – dice serio. Mi guardo intorno, io e Livia siamo gli unici bagnanti, nell’acqua c’è solo lei, sulle sdraio solo io – Mi scusi, ma ci siamo solo noi… perché dovremmo andarcene? Ci sono altre persone che devono venire? – chiedo gentilmente. Aladdin mi guarda, sorride mostrando i suoi denti incredibilmente bianchi e io mi sento un po’ Abu, o come cavolo si chiamava la scimmia – Si lei ha ragione, in questo momento non c’è nessuno, ma qualcuno potrebbe arrivare… – dice sempre sorridendo.

Guardo Livia che si diverte – Facciamo così, restiamo fin quando non arriva qualcuno…al momento in cui le chiedono di poter accedere, lei mi fa un cenno e ce ne andiamo. Che ne pensa? – chiedo sempre molto cordialmente. Lui alza il viso al cielo, come a interrogare il suo superiore, il Dio dei guardiani delle piscine e dei Bagnini, poi mi guarda, scuote la testa e, esibendo un ultimo sorriso mi dice – Va bene, facciamo così…non credo che il capo misuri il tempo delle persone che stanno in piscina, anche se lei è già un bel po’ che approfitta del servizio… – in seguito si allontana, il mio grazie appoggiato sulle spalle, e torna alla sua postazione.

Ricomincio a scorrere le mie email, la bimba che si era improvvisamente fermata per curiosare e capire di cosa stavamo parlando si rimette a nuotare e a giocare schiamazzando. Alzo gli occhi, la guardo nell’acqua fresca, improvvisamente spengo la parte del mio cervello che sta lavorando e decido di raggiungerla. Mi tuffo e ci mettiamo a nuotare insieme, facciamo qualche gara da un lato all’altro della piscina.

Improvvisamente un fischio, come di un padrone che chiama il proprio cane, mi arriva alle orecchie. Mi volto, il custode mi segnala l’ora picchiettando sul quadrante dell’orologio e indica un ragazzetto all’ingresso. Maledico gli impiegati con eccesso di zelo – Quale problema ci sarà mai a stare in tre in una piscina, dove il numero minimo di utenti con il distanziamento sociale sarà indubbiamente più alto, questo me lo dovrebbe proprio spiegare… – mi chiedo, ma decido di non fare polemica. Usciamo dall’acqua, ci asciughiamo velocemente e ci dirigiamo verso l’uscita dell’area. Il ragazzetto getta il suo asciugamano su una sdraio e si tuffa in acqua, riemerge e sta fermo per qualche minuto, con uno sguardo ebete rivolto verso il custode. Proprio in quel momento arrivano i suoi genitori al cancello, io e Livia usciamo, loro entrano – Papà, non venire in acqua…ci ho appena pisciato! – grida al padre. Sorrido al custode che ci guarda uscire – Caro il mio Alladin, oggi ci hai proprio salvati! – penso, mentre io e Livia ci allontaniamo mano nella mano.