Fast car, slow food… ovvero: guida come Steve McQueen, mangia e bevi come Gérard Depardieu

Se c’è un posto dove mi sono sempre sentito veramente a mio agio, quello è la cucina. Non c’è niente da fare, amo cucinare, e nel caso non mi trovi ai fornelli, mi piace osservare chi ci sta e cucina al posto mio. Mi piacciono gli odori che si espandono in quella che io definisco il centro alchemico del mondo, dai più freschi provenienti da piantine di mentuccia e basilico ai più pesanti provenienti dal fritto appena uscito dalla padella ancora sul fornello, con l’olio caldo dentro. La relazione tra alchimia e cucina non è banale e forse non sono neanche il primo a identificarla, ma d’altronde, chi mettendosi ai fornelli non ha mai cercato, almeno una volta, di tramutare in oro, attraverso processi più o meno elaborati e con movimenti più o meno sapienti, materie prime grezze? Probabilmente tutti quanti.

Io vado oltre, a me piacciono i movimenti delle mani di chi cucina, come esse toccano le cose, le dita che stringono manici di coltelli e mestoli di legno. Mi piacciono i rumori del metallo delle padelle, del coltello che batte sul tagliere, dell’acqua che bolle in pentola, della salsa che borbotta in padella. Mi affascinano i movimenti degli occhi che ora si lanciano alla ricerca di qualche spezia particolare, ora seguono la cottura di qualcosa in pentola. Insomma, vista così, per me la cucina diventa un luogo sacro e i cuochi, sacerdoti di un culto che piano piano si sta perdendo nell’utilizzo di cibi precotti, materie prime scadenti, piatti elaborati visivamente ma poveri nel sapore e pasti ordinati su internet, consegnati attraverso Uber Eats. E no non venitemi a dire che non è vero, che c’è un ritorno alle vecchie tradizioni. Questo è il secolo del mangiare veloce, perché non c’è tempo, possibilmente in strada e per chi cerca qualcosa di più elaborato, allora si parla di Food Porn.

Il richiamo al porno ovviamente sta nel piacere di guardare il piatto creato, piacere essenzialmente visivo, anche se, epistemologicamente e cognitivamente parlando, il messaggio intrinseco legato al nome, è un richiamo a appetiti di altro genere. Come se ci fosse una relazione tra il porno e il cibo, da un lato istinti, dall’altro pura creazione. Che poi, anche se il riferimento non fosse verso il porno, ma piuttosto verso il sesso, come fantasia e creazione (relativa alla fecondazione), in generale per me non avrebbe senso ugualmente. A me il connubio tra sesso e cibo alla nove settimane e mezzo (de noantri) fa abbastanza schifo, cucina e camera da letto sono separate per un motivo e per quanto entrambe le cose mi arrapino parecchio, la cioccolata preferisco mangiarla a tavola, piuttosto che leccarla sulla pelle di qualcuno. Voglio dire (censura per i minori di dieci anni): meglio scoprire nuovi modi di leccarla, piuttosto che inserire nuovi ingredienti.

Ma questo è anche il secolo del mi sazio guardando i reality sulla cucina e poi mangio cagate, perché, chi ha il tempo di fare tutte quelle cose là per creare piatti un po’ più elaborati? Di conseguenza guardiamo cosa fanno i cuochi stellati, ma poi facciamo poca attenzione a quello che mangiamo a casa e nessuna a quello che mangiamo fuori. E dire che basterebbe leggere come un mantra l’articolo del millenovecentonovantanove, quindi secolo scorso, di Anthony Bourdain, pubblicato sul The NewYorker: Don’t eat before reading this e diventato una pietra miliare per coloro che si occupano seriamente di cucina e mangiare.

Io cucino sempre e se non ho tempo per farlo, riduco la difficoltà dei piatti per prepararli più velocemente o al limite, li preparo precedentemente. Raramente mi sono fatto consegnare cibo a casa, ad esclusione di un paio di pizze risultate terribili e del cibo cinese che ho ordinato un paio di volte a Chicago, più che altro per la curiosità di ricevere i cartocci che si vedono nei film. Invece questo, è un servizio che a poco a poco sta prendendo davvero tanto piede, si sta talmente allargando il suo utilizzo, che è diventato anche strumento di vendetta verso i nemici.

In Olanda per esempio c’è un pensionato di sessantacinque anni che ogni giorno si vede consegnare a casa, da circa nove anni a questa parte, pizza da asporto e cibi vari, senza che lui abbia fatto ordinazione alcuna. Dice che la notte non dorme dal terrore che un altro fattorino possa suonare il campanello con del cibo per lui, un po’ come me quando vedo  una televisione accesa e mi sale il terrore che possa, proprio in quel momento, cominciare una trasmissione di cucina.