Violenza

Come avrete senza dubbio capito, il quartiere Marsigliese dove vivo non è un’oasi di pace. A fare da sfondo alla mia vita piuttosto tranquilla, che si dipana in abitudini abbastanza regolari, talvolta perfino noiose, ci sono stati in questi anni svariati avvenimenti non di poco conto, se si considera che in un paio di occasioni mi hanno costretto ad abbandonare momentaneamente il mio alloggio, come successe la notte in cui divampò un terribile incendio che coinvolse la palazzina di fianco alla mia. Di origine dolosa – dissero i poliziotti, dopo aver ritrovato un ordigno rudimentale molto simile a una molotov, sul pavimento del deposito di indumenti di seconda mano destinati ai senzatetto, dal quale erano partite le fiamme. Di origine stupida, fu invece l’incendio nell’appartamento del mio vicino che si recò a lavoro dimenticando la pentola della zuppa sul fuoco. Mi trovavo a casa, quando improvvisamente mi accorsi di uno strano beep che proveniva dal corridoio. Aperta la porta per controllare, mi ritrovai avvolto dal fumo nero che usciva dal suo appartamento. Quella volta i vigili del fuoco li chiamai io e salvai il condominio ricevendo l’encomio della signora in portineria che, mulinando i braccioni sudati e pesticciandomi intorno come un ossessa, non trovava le parole per ringraziarmi.

La storia che racconto oggi invece, ha ben altra origine e riguarda due uomini ben piazzati, probabilmente due slavi a giudicare dalle frasi che si urlavano contro, nel momento in cui hanno attratto la mia attenzione, interrompendo la mia cena di ieri sera. Ho aperto la finestra, i due erano in mezzo al crocevia sul quale la mia palazzina si affaccia, inveivano l’uno contro l’altro in un linguaggio impossibile da comprendere, tutt’intorno, numerosi spettatori sparpagliati nei vari bar e ristoranti, alle finestre e nelle autovetture incolonnate, bloccate dalla presenza dei due. La scena appariva ai miei occhi talmente surreale, hollywoodiana se vogliamo, che ha riportato subito alla mia mente un paio di film, Falling Down (Un giorno di ordinaria follia, 1993) di Joel Schumacher e Dog Day Afternoon (Quel pomeriggio di un giorno da cani, 1975) il capolavoro di Sidney Lumet. I due hanno gridato per un po’ dandosi delle spintarelle per provocarsi a vicenda, dopodiché il colpo di scena, uno degli uomini, quello più grosso, ha estratto dal suo supporto un paletto di ghisa, di quelli che si usano per impedire il parcheggio delle auto sul marciapiede e l’ha lanciato diretto sulle spalle dell’altro, che preso alla sprovvista è finito a terra. Intorno si sono alzate grida incredibili e qualcuno si è lanciato in strada per bloccare l’energumeno che non sembrava sentir ragione e continuava a camminare in cerchio, intorno all’altro uomo steso a terra in evidente stato confusionale, come un leone intorno alla sua preda.

L’incredibile però, doveva ancora succedere, poco dopo infatti, l’uomo disteso a terra si è seduto, mentre l’altro continuava a gridare contro un gruppo di persone che provava a bloccarlo, ha estratto il suo telefonino e ha parlato per qualche secondo. Dopo pochi minuti alcuni ragazzi sono arrivati da una delle strade laterali con in mano spranghe e bastoni di legno. L’energumeno, accortosi della cosa, si è messo a correre e i ragazzi in gruppo, capito che quello se la stava svignando si sono lanciati all’inseguimento, gridando ingiurie assurde, mentre in lontananza si udivano le sirene della volante della Police.

Ho chiuso la finestra, sono tornato al tavolo dove stavo mangiando e ho incominciato a sbucciare una mela, in tutta tranquillità, riflettendo. È impressionante come mi sia abituato a questo genere di eventi, tanto da non esserne più sorpreso. La verità è che la violenza non stupisce più nessuno è talmente radicata all’interno del nostro vissuto soggettivo che se i tifosi negli stadi non si insultano e picchiano ci sembra strano, se una manifestazione si svolge in maniera del tutto ordinata siamo sorpresi. Mentre scrivo mi passano davanti agli occhi le immagini degli scontri durante le manifestazioni contro il razzismo che si stanno svolgendo in tutto il mondo. Tutto questo è a dir poco assurdo. Tendenza alla violenza da una parte, assuefazione ad essa dall’altra e il terribile sospetto che se i governi una chance alla pace, come proponeva John Lennon, non gliel’hanno concessa…anche noi gente comune, probabilmente non siamo stati migliori.