Infernali presenze…

È entrato così, senza bussare, senza chiedere permesso, il diavolo, niente convenevoli, mano sulla maniglia della porta, cigolio, e poi, eccolo qui, d’innanzi a me,  occhi rossi, poche parole, molte pretese, io che lo osservo, in silenzio, io che ascolto quel poco che ha da dire, io che immagino, quel tanto che ha da fare, fuoco e fiamme e penitenza e sofferenza.

Intimorito, certamente stupito, approfittando di una pausa tra le sue parole, sposto lo sguardo verso il basso, osservo il gatto nero che lo segue, la sua ombra, code dondolanti, ipnotiche, diavolo, diavolo di un gatto, penso tra me e me, lui che mi osserva, mi studia, il diavolo, la sua ombra, gatto che miagola insistentemente, ossessioni, ossessioni, ossessioni, di certi inferni, che attendono, meglio non parlare, spiacevoli viaggi, andate che non prevedono ritorni.

Pomeriggi così, lenti, naufragare in un mare di minuti, e poi, visite inaspettate, oscure presenze, l’inferno ad aprirsi sul mio giardino, il diavolo a raggiungermi, incontri così, la mia pelle che si accappona, angoscia, terrore, ti stavo aspettando, mi stavi cercando, incontri, scontri, pomeriggi così, che si allungano su terre oscure, territori inesplorati, abissi, e fuoco, e fiamme, e penitenze, e sofferenze, brividi, brividi, brividi, lui che farfuglia qualcosa a proposito di anima, di certi patti, di certi accordi, meglio non dire, meglio non raccontare.

È entrato così, senza bussare, senza chiedere permesso, mano sulla maniglia della porta, cigolio, e poi, eccolo qui, d’innanzi a me, lui, il diavolo, in mano la sua pergamena, a reclamar ciò che gli spetta, a raccontarmi una storia lunga anni, decenni, secoli, ere geologiche, al di là del prossimo istante, rotazioni, rotazioni, rotazioni, evoluzioni, alternarsi d’inferni e paradisi, l’orrenda creatura a dominar su entrambi, a presentarmi il conto, risata tetra, risuonar angosciante di pianti e lamenti, e poi, l’oscuro miagolio del suo gatto, la sua ombra, occhi gialli, occhi rossi, fiamme, fiamme, fiamme, code ondeggianti, ipnotiche, le osservo, mi perdo, quasi svengo, prigioniero, attendo il mio destino.

Pomeriggi così, lenti, naufragar in un mare di minuti, e poi, visite inaspettate, oscure presenze, l’inferno ad aprirsi sul mio giardino, il diavolo a raggiungermi, di certi incontri, di certi patti, di certi accordi, meglio non parlare, mai.