Visite improvvise…

Mi dia così, una manciata di secondi in più, un respiro, un battito, mi dia, che so, un sogno, un incubo, qualcosa, uno scherzo, sorrido, lo guardo, sorride, mi guarda, spiriti così, che piombano in casa nel bel mezzo della notte, un liquore preso a caso dal mobiletto degli alcolici, misera offerta, tributo, a celebrare questa visita improvvisa,  Venezia a far da sfondo alla nostra discussione estemporanea, sarei dovuto venir prima in questa città, dico, osservando il ponte di rialto, anche io, risponde lui, guardandosi intorno, siamo in un sogno o in un incubo? I miei occhi a incrociare i suoi, decidi tu? I suoi occhi a incrociare i miei, io che scuoto la testa, cielo rosso in lontananza, tramonto che si perde nel nulla e poi, la notte oscura, noi che beviamo, appoggiamo i bicchieri sul davanzale di una finestra, ci smarriamo, fianco a fianco, nel buio, vagar senza meta tra palazzi che si perdono nel mare, vagar senza meta tra i pensieri, vagar senza meta tra discorsi vecchi millenni, oltre il prossimo istante, i dilemmi, le paure di sempre, gondoliere che ci passa vicino, e svanisce in un canale che si allunga nell’oscurità, la sua voce a cantare una canzone che entrambi non conosciamo, la sua voce che, secondo dopo secondo, si fa eco lontano, fino a scomparire completamente.

Passi, passi, passi, e poi, smaterializzarci nella notte per materializzarci nuovamente a casa, seduti sul divano, una bottiglia di Fernet Branca sul tavolo, bicchieri scomparsi, lo spirito che mi osserva, sorride, io che lo osservo, sorrido, silenzio a circondarci, oscurità a circondarci, respiri, respiri, respiri, mi dia così, una manciata di secondi in più, un battito, mi dia, che so, un sogno, un incubo, qualcosa, uno scherzo, una farsa, una commedia, mi dia quello che vuole, anche un tormento, ma mi dia qualcosa, sorrido, lo guardo, sorride, mi guarda, spiriti così, che piombano in casa nel bel mezzo della notte, lui che annuisce, batte le mani, vortice a circondarlo, pagine bianche che gli svolazzano intorno e che distruggendosi in centinaia di pezzi, si trasformano in coriandoli, e poi, lui che ride, batte ancora le mani, scompare nel nulla, bicchieri che si materializzano nuovamente sul tavolo, io che prendo la bottiglia di Fernet, riempio il mio, bevo, notti così, visite improvvise, celebrazioni, chiudo le palpebre, le apro, mi guardo intorno, mi chiedo cosa mai sia successo, ma non trovo logica nelle risposte che mi do.