Respira, fermati, ascolta, la notte che ti invade il cuore, battito, oscurità, battito, oscurità, nel silenzio fatto di sonno e lentezza, un nome più non hai, una storia più non hai, ci sei tu e tu, e la bottiglia di vino non è mai stata così amica, l’oscurità a nasconderne il contenuto, tu che ne versi un po’ in un bicchiere, di vino e di oscurità, bevi, torni a riflettere, a leggere, il ticchettio del pendolo a scandire gli attimi, i rintocchi ad indicare le cinque del mattino – Che cosa vorrà mai dire: “le cinque del mattino”? – ti chiedi, fiume che invade il salone, tu che cadi, avvolto dalle acque, rapidità, scivolar veloce verso il momento successivo, impossibilità di nuotare, impossibilità di resistere, vetri che si spaccano, tu che vieni trascinato via, la casa, il divano, il bicchiere di vino, che si fanno sempre più piccoli, luce che si allontana, puntino luminoso, forse, stella, tra le stelle, la notte ad avvolgere tutto quanto, la notte ad avvolgere te – Pensavo di aver qualcosa di onesto, di sensato, da dire… e invece, le tue, le mie parole, improvvisamente si sono smaterializzate, distorsione, un grido, un’invocazione che risuona nell’universo, faccia a faccia io e te, ci siam riconosciuti in un invisibile gesto, in un silenzioso discorso, attimi che scorrevano, che continuano a scorrere, fiume in piena, oltre di essi, la materializzazione del ricordo… è questa l’unica via di salvezza? – ti chiedi, mi chiedo, i nostri corpi che continuano a fluttuare nel vuoto, flusso di coscienza infinito che determina la nostra materialità nell’immaterialità di questa esistenza, chiudo, chiudi le palpebre, respiro, respiri, mi fermo, ti fermi, ascoltiamo, la notte che ci invade il cuore, che riempie ogni nostra cellula, che avvolge ogni tuo, ogni mio singolo atomo, oscurità, particelle, oscurità, nel silenzio fatto di sonno e lentezza, tutto perde di senso, angoscia ovunque, fiato che si accorcia, paura, paura, paura e poi, sul divano, di nuovo sul divano, io e te, ci osserviamo, avvolti dal silenzio, avvolti dalla notte, incantesimo nell’incantesimo, una campana che suona sorda, rintocchi ad indicare le sette del mattino – Che cosa vorrà… – ti interrompo – La notte è agli sgoccioli, il pezzo, quasi finito, pensavo di aver qualcosa di onesto, di sensato, da dire, e invece… – mi interrompi, sorridendo, un gesto della mano ad indicarmi di non parlare, e poi, ci alziamo, nello stesso istante, sincronie inspiegabili, ci abbracciamo, mentre fuori, il gallo del vicino, annuncia la nascita di un nuovo giorno.