Di domeniche senza fiato…

Momenti che scorrono, si allungano, mi avvolgono, in questa domenica mattina apparentemente come le altre, apparentemente diversa da tutte le altre, Livia che corre in giardino, un cane che abbaia, io che preparo il pranzo, la radio accesa, musica italiana che si diffonde per tutto il salone, ricordi che si accavallano, mentre immergo il mestolo di legno nel ragù di carne, quattro ore di cottura, lo giro, penso a mia nonna, al suo ragù, penso alla mia bisnonna, alla sua pasta fatta in casa, al suo grembiule bianco, sempre pulito, osservo il mio grembiule, macchie di pomodoro un po’ ovunque, verso un po’ di vino rosso in un bicchiere, brindo alla loro, alla mia salute, bevo tutto d’un fiato, Livia che improvvisamente entra in casa, mi guarda, sorride, prende un bicchiere, sale su uno sgabello, apre il rubinetto dell’acqua, lo riempie, chiude il rubinetto, beve tutto d’un fiato, appoggia il bicchiere sul lavandino, sorride ancora, scende dallo sgabello, scompare nuovamente fuori dalla porta, io che la guardo tornare in giardino, a giocare, i suoi lunghi capelli biondi che ondeggiano ad ogni soffio di vento, si allungano, mi avvolgono, in questa domenica mattina apparentemente come le altre, apparentemente diversa da tutte le altre, mi perdo, ipnotizzato dal loro movimento, penso a quanto mi mancano i capelli di mia madre, belli come i suoi, li ricordo ancora, il loro ondeggiare ad ogni soffio di vento, mentre correva, un prato erboso, una domenica mattina simile a questa, apparentemente come tutte le altre, apparentemente diversa da tutte le altre, torno con lo sguardo sulla pentola, alzo il mestolo di legno, lo porto alla bocca, soffio, assaggio, le risa di Livia che giungono alle mie orecchie, si mescolano insieme alla voce di Renato Carosone che canta Torero, la immagino con un sombrero in testa, sorrido, il cane che continua ad abbaiare, la voce della vicina che s’incazza con il marito, suoni, grida, rumori imprevisti che si mescolano, a loro volta, con la musica, in questa domenica mattina apparentemente come le altre, apparentemente diversa da tutte le altre, mia nonna che seduta sul divano, di fianco alla mia bisnonna, mi osserva, critica bonariamente quello che sto cucinando, mia madre che seduta su una sedia di legno, in giardino, osserva Livia giocare, ride, le batte le mani, io che sospiro, presente e passato incatenati insieme, impossibilità di scindere ciò che è avvenuto da ciò che sta avvenendo, tempo inesistente, in questa domenica apparentemente come le altre, apparentemente diversa da tutte le altre.