Si va in scena…

Davanti a me, si apre un lungo corridoio, carta da parati arancione, moquette marrone, centinaia di porte bianche, tutte uguali, accessi verso chissà quali stanze, vite, mondi, i miei passi che lenti si stendono uno dopo l’altro, mentre cerco chissà quale cosa, non lo ricordo, la mano che preme sulle maniglie, senza successo, un odore forte e terribile che invade le mie narici, l’angoscia che sale, le luci che improvvisamente si spengono, il buio a circondarmi. 

Sono qui, a casa, e sono là in quel corridoio, qui rifletto, là sono intento ad esplorare le infinite possibilità dell’esistenza, due vite vissute allo stesso tempo, che si allungano verso chissà quali destini.

Un pavone si para improvvisamente davanti a me, esibendo la sua coda, una porta, il numero trecento impresso a fuoco sul legno, appare dietro di lui, mentre qui, nella mia stanza, vengo avvolto dal calore, dall’oscurità, e un odore forte, terribile, invade le mie narici, sono al di qua e al di là dello specchio, contemporaneamente.

Il pavone mi assale, una zanzara mi infastidisce, mondi differenti, problemi differenti, cerco di afferrarla, allargo la mano, muovo il braccio, a guidare i miei movimenti un incessante e inquietante ronzio, chiudo la mano, stringo il collo del pavone che emette un verso strano, angosciante, un urlo terribile, eco lontano di rabbia e dolore, sangue, sul mio braccio, l’insetto schiacciato tra le dita, il pavone stramazzato a terra, in fin di vita.

Mi precipito verso la porta, cerco sul comodino un fazzoletto di carta per pulire il palmo della mano, che stringe la maniglia e apre l’ingresso della stanza, davanti a me il buio angosciante dell’universo, mi lascio andare, fluttuo, disteso, un materasso sotto di me, lo spazio a circondarmi, mentre tutt’intorno imprigionati in un vortice roteano pavoni, zanzare, porte, corridoi, specchi, camere, fazzoletti di carta intrisi di sangue, odori inquietanti, grida lontane che risuonano all’interno delle mie orecchie e mi sfondano il cervello, dolore ovunque.

Un corridoio, carta da parati arancione, moquette marrone, centinaia di porte bianche, tutte uguali, e davanti a me, una stanza aperta, oltrepasso la soglia, mi ritrovo nel letto, il buio a circondarmi, non so più chi, cosa, dove sono, l’angoscia sale, le luci improvvisamente si accendono, si va in scena.