Tempus fugit…

Accarezzo la tua pelle, pensando alle due gazze che ieri, pomeriggio inoltrato, hanno scacciato un rapace volato troppo vicino al loro nido, costruito sul salice piangente in giardino. Schiamazzi, e poi, attacco delle prime, misera e triste fuga del secondo – Così va la vita… – ti dico, dopo averti raccontato il fatto. 

Tu non mi ascolti, chissà dove sei con la mente, chissà quali eventi, ricordi, situazioni, immagini, stai esplorando. Lontananza mentale, vedo il tuo corpo, ma non so dove ti trovi, da dove vieni, dove stai andando, impossibilità dell’afferrarti, le mie dita che improvvisamente stringono il tuo abbraccio, artigli di un rapace che attacca la propria preda – Mi fai male… – dici, voltandoti verso di me, i tuoi occhi a sfidare i miei, neri, profondi, terribili, specchi incredibili sul tuo mondo, finestre affacciate sui tuoi inferni più nascosti.

Ti fisso, ed è dentro quel buio che intravedo il mio essere, che percepisco la mia vera identità, l’essenza primordiale dello spazio universale che occupa il mio corpo, e il suo corrispettivo, vuoto infinito, portale multidimensionale, accumulo di onde, di strane energie, che si espandono ovunque, tutt’intorno, cerchi che si allargano sulla superficie di un laghetto, in seguito al lancio di un sasso nell’acqua.

Ed è dentro quel buio che intravedo la strada, la via da seguire, cammino tortuoso che conduce lontano da te, chissà dove, e che subito scompare, nel momento in cui chiudi le palpebre per riaprirle qualche millisecondo dopo, i miei pensieri che s’interrompono, s’infrangono sulla tua pelle, macchina che si schianta contro un muro.

Miraggi così, che si dipanano in un mattino come tanti, strane musiche nell’aria, vibrazioni che percepisco come angoscianti, sulle quali scivolo, sensazioni conosciute, montagne russe dell’emotività, tranquillità che segue e che si perde nel tuo abbraccio, nel mio abbracciarti, vuoto incolmabile tra di noi, riempito da chissà quale illusione, menzogna.

Miraggi così, piramidi al sole, la sfinge a guardarle, deserto che si estende ovunque, granelli di sabbia che lentamente ci ricoprono, ampolla di vetro intorno a noi, clessidra girata molto tempo addietro, aria che manca, soffocare, tempo che giunge al termine,  mentre non lontano, uno scarabeo, spinge una pallina di sterco verso la sua tana.