Cinque anni…

Un profumo, una voce, un sorriso, un abbraccio, il mattino accarezzato dal sole, quello inondato dalla pioggia, i lenti pomeriggi estivi, quelli invernali, rapidi, che vanno quasi a braccetto con le notti, agitate o tranquille, fatte di sogni o di risvegli improvvisi – Papà posso avere un bicchier d’acqua? – e poi di nuovo via, verso un altro risveglio, un’altra giornata da vivere, verso il vestirsi – Non aiutarmi faccio da sola! – il lavarsi, prepararsi per un’altra colazione, senza Nutella, che a te non piace, come non ti piace la pizza, prima persona a non amare queste due cose,  e poi, l’amore per il vento, il raccoglier fiori – Ma non troppi altrimenti le api muoiono! – il raccontar storie tutto il tempo, l’odio per la tv, l’amore per i libri, per tutto ciò che è immaginazione, e ancora, i frutti di bosco, le ciliegie, le fragole, il salice piangente, il fascino del pozzo, la magia del volo degli uccelli, le scarpe tutte rotte sulla punta, lo sporcarsi mangiando – Ma dai non è grave… – le canzoni di Lucio Battisti, l’instancabile voglia di ballare e di ridere, espressione più incredibile dell’armonia universale, tutto questo sei tu e tanto altro. 

Mentre lo scrivo, questo pezzo, si accavallano nella mia testa, tutte le immagini che conservo di te, salgono le lacrime, felicità legata indissolubilmente al tuo esistere, il cuore batte, brillano alcuni pezzi di me, quelli che rispecchiandosi in te, si riconoscono in quel riflesso, ed è subito amore, ed è subito vita, ed è subito il tentativo vano di diventare onnipresente, per non perdere neanche uno dei tuoi sorrisi, nemmeno uno dei tuoi respiri.

Sei arrivata cinque anni fa, alle due e diciassette di notte, la lancetta dei secondi spaccò in due il sei, quando sentii per la prima volta il tuo pianto. Eri l’unica a nascere, quella notte, nella sala parto oltre a me e alla tua mamma c’erano: due infermiere, due medici, l’ostetrica e il capo del reparto maternità, non avendo niente da fare, erano venuti per assistere al tuo arrivo, veder nascere un bambino fa sempre bene al cuore, credo.

Se ripenso a quella scena, al primo momento che ti ho vista, mi scendono le lacrime, ma tu lo sai che io sono fatto così, che piango per tutto, figuriamoci per te. 

Questa mattina ti sei svegliata, hai messo uno dei tuoi vestiti da principessa, io ti ho portato i croissant caldi, un cestino di fragole, uno di more e poi, via verso nuove avventure.