Dialoghi al risveglio…

La notte e il mattino portano il tuo nome, il tuo profumo, la morbidezza della tua pelle, che si estende, partendo dai miei polpastrelli, oltre l’infinito delle mie palpebre chiuse, il mondo circostante lasciato fuori, l’universo intero dentro me. 

Difficile dire, in queste ore così strane, se tu sia sogno o realtà, se tu sia veramente presente, forma di vita concreta, o se la mia mente ti abbia generato dal niente, ologramma, finzione, costrutto mentale, messo lì a riempire uno di quei vuoti, apparentemente incolmabili, che si collocano tra un pezzo e l’altro di me. 

Niente da aggiungere, che ritrovarsi abbracciato al cuscino, custode notturno dei miei pensieri, mi fa sorridere e allo stesso tempo, mi lascia perplesso, mentre realizzo che il nulla, posto a riempire quei vuoti di cui sopra, lentamente sta inghiottendo, tutti gli altri pezzi di me, aumentando il caos, aumentando la distorsione che aleggia intorno alla mia figura, intorno alla mia persona, perché no, intorno alla mia vita. 

Così, visione schizofrenica di me, mi rifletto in uno specchio rotto, a volte vedo un mostro, a volte un santo, e non so dire, ma soprattutto non so concepire, se questa mia percezione sia colpa tua, se quello specchio lo abbia rotto tu, o se sia stato io ad infrangerlo, generando quindi questa follia che oggi mi tormenta.

Niente da aggiungere, in questa domenica di nuvole e pioggia, protetto da calde lenzuola, ipnotizzato da quel cuscino bianco, vuoto, accartocciato su sé stesso a causa della stretta delle mie braccia, rifletto su me, sul pensiero di te, su questa esistenza frammentaria alla quale ci ostiniamo a voler dare coerenza, un’assurda linearità, una direzione, un’evoluzione, una parvenza di significato, di scopo. 

Che dire, ogni volta la stessa storia, parto dal pensiero di te e finisco a riflettere sulla vita, sulla morte, sul niente, sul tutto, e mi viene da sorridere e mi viene da esistere ancora e ancora, finché morte non ci separi, tu Claudio e me, che non so nemmeno più come chiamarmi, che non ricordo più come mi chiamavi tu.