Il pesco…

Guardo un pesco in fiore, oltre la strada, oltre il mio giardino. Sfoggia il suo colore in maniera sfacciata, non dimostra vergogna, nonostante il mondo intorno a lui stia cadendo a pezzi, temporale improvviso che riduce la città in macerie, persone che scappano, cercano riparo, fuggono a casa, gli ombrelli rovesciati a causa del vento.

Nuvoloni neri, qualche lampo, tuoni che bussano ai vetri delle finestre facendoli vibrare, è un caos di gocce d’acqua che cadono in maniera ossessiva, fantasia isterica di un Dio morboso, che guardandosi allo specchio si è fatto sopraffare dal proprio ego. 

Il pesco tiene, resiste, non si smuove, serrato tra i suoi rami, non molla un fiore, non regala un bocciolo, al Dio, alla sua tempesta perfetta. Il suo rosa ondeggia, unico colore acceso nel grigiore del temporale che quasi trasforma il giorno in notte, diventando improvvisamente stendardo di rinascita, di rivoluzione, contro tutto, contro tutti.

Lo osservo rapito quel giovane eroe, mi ruba l’attenzione, i pensieri, mi fa battere il cuore a ogni colpo di vento improvviso, mentre le ombre dei passanti, che vagano per le strade inondate, si fanno piccole, quasi impercettibili e cedendo alla violenza della tempesta, periscono sotto i suoi colpi, i fiori rosa del pesco ad onorare la loro caduta in battaglia.

Guardo la scena. Emozione, paura, sentimenti antichi che esplodono in petto – Sarà forse così la fine del mondo? – mi chiedo piangendo, senza sapere perché.