Nubifragio…

Così, mentre cammino nella città devastata dal temporale, la pioggia a bagnarmi, ombrelli smarriti chissà dove, mi perdo in pensieri umidi, gelidi. Acquisti del mattino, compere, operazioni logistiche, in un mercoledì che ho odiato fin dalle prime ore dell’alba, figlio di una notte agitata, insonne. Destinazioni che odio, uffici, negozi, supermercati, una tortura in questi tempi di distanziamento sociale, in questo periodo di pandemia. 

L’asfalto bagnato, pozzanghere d’acqua sporca ovunque, si stende freddo, davanti a me. Lo seguo passo dopo passo, perdendomi nel cemento, tra le case grigie, sovrastate da nuvoloni scuri che coprono completamente il cielo, avvolte da un vento gelido. Tutt’intorno, voci lontane, il caratteristico rumore delle ruote che aderiscono alla strada, freni che cigolano, suoni sordi di motori affaticati, odori forti, intensi, invadenti, sinestesie angoscianti. 

Eppure anni fa, ogni volta che la pioggia cadeva, il pensiero scivolava a te e alle strade di Parigi, nelle quali ci perdevamo durante le nostre passeggiate senza meta, atte a esplorare gli angoli più nascosti della città. Oggi Parigi resta un miraggio, tu un illusione, io un mistero che non riesco più a decifrare. 

E mentre ripenso a quel periodo, a quegli attimi così distanti nel tempo e nello spazio, così lontani da questa mia esistenza, mi perdo in ricordi a me cari e smarrisco la strada. Improvvisamente non so più dove mi trovo, non so più chi sono, dove sono, quando sono. 

La città è un ammasso di macerie tristi sotto la pioggia, tu l’uragano che l’ha completamente rasa al suolo, tempesta perfetta, distruttrice del mondo che ho abitato e nel quale ancora, mi ostino ad abitare. Ecco rivelato il segreto della pioggia, sotto la quale un tempo, amavo passeggiare, dalla quale adesso, sono sopraffatto. Vittima di un nubifragio incredibilmente violento, dall’esito terribile, ancora tremo, al pensiero di te.