Di Scrittori e Neuroscienziati…

Le Neuroscienze sono l’insieme degli studi scientifici atti a sviluppare una maggiore conoscenza del Sistema Nervoso. Quando si parla di Sistema Nervoso subito pensiamo, ovviamente, al nostro cervello, di conseguenza: alla percezione sensoriale, al pensiero, al linguaggio, alla coscienza, ai movimenti, ai sentimenti, insomma, alla nostra vita di tutti i giorni, perché il nostro cervello è colui che ci permette l’interazione con il mondo circostante. Va da sé che una branca della scienza come questa, racchiuda un enorme quantitativo di conoscenze differenti, che vanno dalla Biologia, alla Psicologia, passando per la Fisiologia, l’Anatomia, la Fisica, la Chimica, l’Ingegneria, la Genetica, la Matematica, l’Antropologia, la Sociologia e tanti altri campi di ricerca. Va da sé che, vista la vastità delle conoscenze coinvolte e delle innumerevoli tematiche trattate, spesso da punti di vista differenti, quando leggete un articolo di divulgazione scientifica che tratta di Neuroscienze, la probabilità che vi imbattiate in cavolate è molto alta, soprattutto se chi lo scrive non si occupa principalmente di studi di questo tipo.

Massimiliano Parente, uno scrittore molto bravo, ce ne da una prova oggi su Il giornale, in un articolo dove “pubblicizza” l’uscita di un libro del neuroscienziato Giorgio Vallortigara. Il volume dovrebbe trattare di coscienza e autocoscienza, ma non si capisce bene, il tema non credo sia chiaro nemmeno all’autore dell’articolo. 

Cito un passaggio in particolare: “…Sfatando anche molti miti: i delfini, sempre definiti intelligentissimi perché hanno un grande cervello…”, ma chi l’ha detto che i delfini sono ritenuti intelligenti perché hanno un grande cervello?, la d’Urso? Poi continua: “…in realtà non hanno poi questo gran numero proporzionale di neuroni, ma un numero sproporzionato di cellule gliari (Gliali casomai!!) che garantiscono al cervello un migliore controllo termico. In pratica il cervello dei delfini è un termos per resistere alle basse temperature…”. Inutile dirvi che sono morto dal ridere, fatto leggere l’articolo ad un collega che si occupa di Glia, cellule che in realtà, sono coinvolte in processi di analisi delle informazioni molto simili a quelli dei neuroni, ma attraverso meccanismi biochimici meno conosciuti (per il momento), ha commentato: “Cavolo credevo di studiare i processi di analisi delle informazioni sensoriali e scopro che sono impegnato a studiare una banale macchina di Carnot (macchina termica teorica), che mestizia, potevo lavorare alla Riello!”. 

Di imprecisioni e banalità ce ne sarebbero altre, l’articolo ne è pieno, ma mi fermo qui. Nella teoria di Vallortigara, non mi addentro, perché non ho letto il libro. Da quel che mi pare di comprendere attraverso le parole distorte, incerte e talvolta scientificamente incomprensibili o sbagliate di Parente, Vallortigara pensa che: coscienza, autocoscienza, esperienza non dipendano dalla complessità del cervello (grandezza, numero neuroni o rapporto tra essi). Queste ultime caratteristiche della massa cerebrale, per il ricercatore, sarebbero più legate alla memoria e ai processi mnemonici. Un particolare, non di poco conto, è che la nostra esperienza di coscienza, autocoscienza, percezione, decisione, esperienza, azione, si basa soprattutto sulla memoria accumulata in passato, quindi come si separano le due cose?

Mi sa che a Parente sfuggono dettagli importanti, nonostante allo stesso tempo, in un caos di esempi e assunzioni senza troppo senso, parli con la sicurezza di colui che “sa”, diventando lui stesso, quello che convalida la scienza del ricercatore. Tutto ciò è assurdo, fermate il mondo voglio scendere!