Domenica… Fosco…

Domenica, il giorno appena cominciato, siedo sul lavandino in mutande e maglietta, i piedi su uno sgabello, di fianco a me la moka è già sul fornello e mentre aspetto che il caffè sia pronto, leggo poesie di Francesco Gaeta. Anche lui è stato uno dei numerosi poeti italiani in attività tra il ventesimo e il trentesimo anno del vecchio secolo e anche il suo lavoro, così come quello di Olinto Dini, Alceo Folicaldi e tanti altri, è stato un po’ oscurato dall’incredibile produzione di autori dell’epoca divenuti più celebri: Pascoli, Ungaretti, Saba, Onofri, Montale, tanto per fare un esempio. 

Tuttavia, nonostante i critici e gli addetti ai lavori, si siano dedicati con maggior interesse al lavoro di questi ultimi autori, tralasciando una moltitudine di poeti, divenuti di conseguenza minori, ma non per questo meno importanti, in questo momento ho comunque tra le mani un’edizione di poesie e prose di Francesco Gaeta pubblicata nel ventottesimo anno del vecchio secolo e curata nientedimeno che da Benedetto Croce, a indicare che anche se in larga parte, questi poeti, venivano snobbati, qualcuno che li seguiva con molto interesse c’era. 

Questa magnifica edizione in due volumi, mi fu regalata dal secondo compagno di mia nonna, Emilio detto Fosco, che per me è stato come un terzo nonno. Infaticabile lettore, capace di passare intere giornate sui libri, a lui devo tutta la mia passione per i classici della letteratura. Nella sua biblioteca era possibile trovare di tutto: Dante, Petrarca, Omero, Boccaccio, Gaeta, Guerrazzi, Dini, D’Annunzio, Dumas, Hugo, Calvino, Buzzati, arrivando perfino a Carolina Invernizio e Amalia Liana Negretti Odescalchi, conosciuta con lo pseudonimo di Liala, che proprio da D’Annunzio le fu attribuito. 

Dio quanto gli sono riconoscente per quegli incredibili weekend, con le giornate che volavano in attesa della sera, quando saremmo andati a dormire e nel buio della mia camera, comunicante con quella dei miei nonni, lo avrei ascoltato decantare le incredibili storie che leggeva.

A volte recitava poesie, tra le quali quella che ho letto proprio adesso, altre volte raccontava vecchie storie e leggende locali, oppure decantava interi passaggi dei libri appena letti. Conosceva a memoria molti canti della Divina Commedia, i dialoghi tra Edmond Dantès e l’abate Faria ne Il Conte di Montecristo e molti dei capitoli del libro Il Passatore di Bruno Corra, che meraviglia. Fosco, quanto manchi, il primo Podcast della mia vita, che peccato non averti mai registrato.