Il prossimo passo dell’universo…

Mi preparo un termos di caffè, prendo il computer e mi trasferisco momentaneamente al parco, nel caso si presentasse l’esigenza di un nuovo confinamento, almeno un pezzo di cielo me lo sarò rubato, meraviglia, in una giornata di sole come questa. La verità è che preferirei essere a casa, nella mia illusoria e lontana Toscana, miraggio fatto di ricordi lontani, di eventi passati sfumati in questo presente che mi ha spinto lontano da lei, piuttosto che in questa città che mi ospita, ma che non sento mia, questo luogo-non luogo di questa mia assurda non-esistenza, presente alternativo a quello che in realtà avrei dovuto vivere ma non ho vissuto, linea temporale parallela a quella vera, binario che spero, non terminerà nel vuoto, in un deposito, oppure contro una montagna impossibile da scalare. 

C’è dell’assurdo. Sto vivendo un periodo di cambiamento iniziato almeno cinque anni fa e adesso che ne vedo la fine, che un piccolo bagliore lontano mi indica l’uscita dal tunnel, mi viene solo da pensare – Resilienza un cazzo… è ed è stata molto dura… – poi ci rido, forse un po’ amareggiato. La verità è che, almeno per quanto mi riguarda, il virus c’entra poco o niente. Tanto hanno influito alcune scelte fondamentali, mie e delle persone che gravitano intorno a me, decisioni che hanno completamente cambiato il mio mondo e che si sono presentate in un arco di tempo talmente ristretto, che adesso, col senno di poi, mi pare quasi logico aver impiegato almeno cinque anni per rimettermi mentalmente e perché no, anche fisicamente in sesto. La verità è che alla fine, questo periodo di pandemia, forse mi ha anche aiutato a rialzarmi, in qualche modo. 

Adesso ho alcuni sogni, luci lontane all’orizzonte, qualche fantasma, piaceri perduti tanto tempo fa e ritrovati nella luce di questi freddi mattini invernali, una melodia tranquilla suonata a pianoforte, profumi immaginati e non ancora scoperti, voci, risa, colori che cambiano, in caleidoscopiche realtà conturbanti. Le ore si fanno a poco a poco più veloci, i minuti scivolano via, come bambini che corrono, la rinascita è sempre più vicina, resurrezione attesa da così tanto tempo, primavera della vita, sbocciare di fiori incontrollato, illusione di tranquillità, almeno fino al prossimo cambiamento epocale, fino alla prossima ristrutturazione totale della vita, del pensiero. 

Così mi sento oggi e mi siedo su una panchina, guardo il cielo, esploro il parco intorno a me, di solito straripante di mamme e bambini, oggi deserto di verde e fontane e laghetti. Un pavone, qualche pappagallo, cigni, anatre, oche, qualche ratto probabilmente, nascosto al riparo delle fitte aiuole, degli scarichi delle fontane, ed io, tutti insieme, tutti ad attendere il prossimo passo dell’universo.