Morgan e il senso delle cose…

I fiori sono sbocciati, tra qualche giorno appassiranno, nel frattempo perdo il mio sguardo nel loro bianco candore invernale. C’è odore di buono in casa, brioche calde, cannella, frutta secca. La diffusione della luce è perfetta, non c’è troppo sole, ma non fa nemmeno brutto tempo, così i colori intorno a me sono leggermente opachi, meno nitidi del solito, c’è un’aria Burtoniania in giro. Sto ascoltando l’ultimo pezzo di Morgan, quello da lui rilasciato gratuitamente sui social il giorno del suo quarantottesimo compleanno: Il senso delle cose, mentre disteso sul tappeto ho già stappato la prima bottiglia di vino della vigilia di Natale.

Chi mi conosce sa, e d’altronde non l’ho mai nascosto, che ho un debole per l’artista Marco Castoldi. Le creazioni che portano il suo marchio di fabbrica hanno su di me un impatto molto potente. I motivi sono tanti, tra questi ci sono indubbiamente un comune bipolarismo emotivo, capace di trascinarci su e giù tra stati d’animo profondamente deprimenti e euforie eccessive e la sincerità nel confessare con una certa naturalezza le nostre debolezze, le paure, finendo per elencare i nostri successi più come un dovere svolto in maniera ottimale, in funzione di quello che portiamo avanti, piuttosto che come un obiettivo raggiunto, da festeggiare.

Morgan è un artista controverso, se si paragona alla grande marmaglia di artistucoli che sono in giro da almeno trent’anni a questa parte, assume un aspetto più chiaro invece, se viene visto con un paio di occhiali adeguati. È un personaggio completamente fuori controllo, indistinguibile dal processo creativo che lui stesso incarna, è un artista allo stato puro e in quanto tale, appare agli occhi di tanti, completamente sconnesso dalla realtà. In un certo senso lo è, ma non più di chiunque altro, la differenza sta semmai proprio nel fatto che lui riconosce e accetta questa disconnessione, cosa che in pochi riescono a fare.

La lucidità di Castoldi appare chiara invece, quando si ascoltano in maniera approfondita le cose che dice, i testi dei suoi pezzi, le risposte alle domande dei giornalisti che si trovano a intervistarlo e le opinioni che hanno di lui alcuni degli artisti italiani più rilevanti: Battiato, Fossati, Finardi sono solo un esempio. Ovviamente, c’è chi potrebbe controbattere citando le numerose vicende private salite spesso alla ribalta sui rotocalchi e criticando il suo modo di esistere, ma chi mi conosce lo sa, di questo non parlo, perché per quanto mi riguarda scindo completamente l’artista da questo genere di polemiche, primo perché vai a sapere cosa succede nel privato di una persona e quale sia la verità su questo tipo di situazioni, secondo perché seguo ciò che crea, non lui. Comunque, se proprio volessimo dire qualcosa di costruttivo al riguardo, mi sembra che in generale e nello specifico, considerando anche il testo di quest’ultimo pezzo, abbia sempre trovato il coraggio di ammettere i propri errori.

Il senso delle cose è un bellissimo pezzo. Ovviamente è una demo quindi, come tutte le versioni beta, non è certamente perfetta, ma nella sua essenza è una piccola meraviglia. A Sanremo l’hanno scartata – per scelta artistica… –purtroppo, ed è impossibile crederlo, visto il merdume che di solito il Festival propone, molto più facile pensare a qualche forma di ripicca per le vicende legate alla scorsa edizione. Morgan ha condiviso il pezzo in forma gratuita, cosa che fa molto spesso pubblicando continuamente on-line ciò che crea, lasciando decidere al suo pubblico se fosse stato adatto a Sanremo o meno. Da questi comportamenti si evince la sua difficoltà nella gestione e nella monetizzazione concreta della sua opera, purtroppo, perché se riuscisse in questo, probabilmente potrebbe avere una vita molto più tranquilla di quella che sta vivendo, anche se di contrasto, indubbiamente, non sarebbe più il Morgan che conosciamo e non creerebbe queste piccole perle che ogni tanto ci regala.

Morgan è l’esempio dell’artista che non ha trovato, a differenza di tanti altri suoi colleghi, una persona sincera che lo affiancasse e che bilanciasse il suo lato creativo con conoscenze più pratiche, ma anche in questo caso, se fosse successo, probabilmente questo Morgan non sarebbe esistito. Quindi, meglio così? Egoisticamente parlando, per quelli come me, che seguono ciò che fa da anni, magari sì e forse, forse anche lui dovrebbe ammetterlo, che si può perdere anche tutto quanto, ma il senso delle cose, sta proprio nel non perdere noi stessi, cosa che lui è indubbiamente riuscito a fare. Auguri Morgan, buon compleanno e buon Natale.

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