Di perdersi per non trovarsi…

Il giorno in cui ci incontrammo decisi che ti avrei amata per sempre, eri perfetta nel tuo distaccarti dalla realtà che ti circondava, come se non ne facessi parte, come fossi un ologramma di qualcosa, forse un mio sogno primordiale, proiettato davanti ai miei occhi, sempre più affascinati, rapiti, dall’esplorazione di ogni centimetro del tuo corpo. Ricordo perfettamente ogni particolare di te, perché ogni centimetro del tuo involucro terreno mi condusse verso la parte più nascosta della tua anima, all’interno dei tuoi pensieri, dei tuoi sogni, dei tuoi ricordi. Lì entrai, ancor prima di sfiorarti per la prima volta e lì sono rimasto, senza spostarmi di un sol passo, per anni e anni. A vederlo il mondo, riflesso attraverso le tue pupille, quello stesso mondo esterno del quale anche io faccio parte, mi è sempre parso più bello, più sensuale, più erotico e stimolante allo stesso tempo.

Sei il corpo che ho abitato fin dal nostro primo incontro e nascosto dentro di te, in silenzio, ho esplorato ogni tuo piccolo segreto anche il più insignificante, tasselli importanti per comprendere i misteri dell’universo che abitiamo, i segreti del buio nascosto oltre il cielo. Non ti conosco, non ti ho mai conosciuta, cambi troppo in fretta, secondo dopo secondo e fermarti in uno scatto, come facessi una fotografia, non serve, l’essenza di te non resta, il tutto scompare e rimane solo l’odore. Un attimo prima sei un qualcosa che quasi avevo afferrato e un secondo dopo, completamente cambiata in altro, ti presenti nuovamente a me, perturbando la mia percezione della realtà, caleidoscopica anima che si rifrange in una coscienza troppo immensa per essere completamente esplorata.

Il giorno in cui ci incontrammo decisi che ti avrei amata per sempre, decisi che avrei barattato il mio corpo per abitare il tuo, che avrei potuto rinunciare alla mia esistenza per perdermi in te e non ritrovarmi più, un universo vale l’altro per vivere qualche anno di vita e la galassia che ho intravisto nascosta dietro di te, mi ha subito attratto, fin dal primo momento, distruggendo tutto ciò che avevo immaginato per me, per il mio futuro, per il mio cuore. Ho mollato tutto per diventare parte di te, un’esistenza migliore di quella che fino a quel momento, mi ero divertito a sognare, nelle mie notti bambine trascorse nella mia cameretta.

Nascosto nella tua ombra, nel tuo silenzio, nella tua vita, lentamente sono cresciuto, cambiando secondo dopo secondo, senza accorgermene, senza riuscire a percepire quello che stava succedendo nella mia di anime, che si rifletteva nella tua in un gioco di specchi riflessi sempre più conturbante. E adesso, adesso ne scrivo, di te, di me, del suono che facevano le nostre vibrazioni, dell’accarezzarsi dei nostri pensieri che mano nella mano, passeggiavano nelle praterie del nostro infinito paradiso personale.

Quel che successe, chi può dirlo, siamo come Neutrini che oscillano e cambiano di sapore con il trascorrere del tempo. Chi può dirlo cosa successe veramente? Non può la memoria, creativa e dinamica ogni volta che la tiriamo in ballo, non può la realtà, oramai consegnata a un passato inesistente, non può la fisica e non posso nemmeno io, visto che non lo so più, cambiato come sono in qualcos’altro. Continuo a guardare le foto, scattate velocemente tra una te passata e quella immediatamente successiva, ma non c’è essenza, non c’è anima, tutto è scomparso, è rimasto solo l’odore, ed io non ho più il fiuto del segugio che avevo anni fa, il mio naso non è più quello di una volta, da cercatore di tartufi quale ero, mi sono trasformato in un brocco e mi perdo anche nel salone della mia nuova casa.