Od(d)io l’Estate…

Volgono al termine le vacanze, tentativo maldestro di sfuggire alle routine che, giorno dopo giorno, ammazzano il nostro quieto vivere. Tentativo che, inevitabilmente fallisce, trasformandosi in misero rientro. Mesti, con la coda tra le gambe a indicare dove si nasconde il morale, torniamo a casa facendo finta di niente, raccontando, tra un sospiro e l’altro che ci siamo divertiti.

Eppure me lo ricordo, l’ultimo giorno di lavoro, quando uscendo dall’ufficio abbiamo salutato, come saluta l’uomo che dice alla moglie – Vado dal tabaccaio…ho dimenticato le sigarette! – e poi non torna, mai più. Solo che noi siamo tornati, convinti che, l’energia rigenerata con: Mojito, balli latino-americani, piscina, mare, passeggiate in montagna, dolce far niente, ma accompagnato dal far qualcosina ogni tanto, per non star sempre spaparanzati su un divano o su una sdraio in spiaggia, a ingrassare, ingurgitando fritture di pesce inzuppate in motori del primo novecento, perdurasse almeno fino a natale.

Poco è bastato per rendersi conto, che no, il riposo da vacanza non migliora la qualità della vita nei mesi successivi, noi umani non abbiamo stoccaggio di relax, non siamo cammelli muniti di gobbe, all’interno delle quali, possiamo conservare energie da utilizzare in futuro, quando al rientro dalla licenza torniamo in trincea.

Rientrati in ufficio, il capo ci ha guardati con lo stesso sguardo malinconico, con il quale, la moglie dell’uomo andato dal tabaccaio, guarda il marito che rientra con un pacchetto di Marlboro – Andrà meglio domani amore…andrà meglio domani… –pensa tra sé e sé, rimettendo nell’armadio la sua valigia, pronta da secoli.

Poche ore sono bastate, per dimenticare il bagnino muscoloso, la vicina che ci guarda dall’ombrellone di fianco, la pizzata prima del rientro, la grigliata di ferragosto, le code della partenza intelligente, il sole, il mare, le montagne, le vacanze in Italia, con la mascherina, che c’è il covid-19 ed è meglio non andar troppo lontano per finire infine su una spiaggia affittata a quattrocento persone il metro quadro.

Poche ore son bastate, per tornare a far parte dell’arredamento di un ufficio, ad espletare le stesse funzioni di un qualsiasi altro oggetto che si trova nella stanza. La lampada per far luce, il computer per immettere i dati, la foto dei figli per ricordarci che siamo amati, i quaderni per gli appunti, le penne per scrivere, Antonio per la contabilità, Mario per le vendite, io per le buste paga.

Non ci restano che i poster in stazione, quelli che ci canta Baglioni, a ricordarci del nostro breve fuggire di qualche giorno fa e le pubblicità di idee per vacanze future, che cominceremo a programmare tra un week end e l’altro, nelle settimane che vanno da ottobre a gennaio.

Mentre il clima cambia e le temperature si alzano in maniera paurosa. Uno studio apparso su Nature Communications qualche giorno fa, diceva che abbiamo superato il punto di non ritorno, i ghiacciai in Groenlandia hanno subito una riduzione talmente grande, da far si che, anche se mettessimo in campo interventi mirati per prevenire il riscaldamento globale, loro continuerebbero a sciogliersi lo stesso. Ce li vedo già i grandi industriali opportunisti, che leggendo queste notizie dicono – Se non si può più far niente…perché sforzarsi, andiamo avanti così! – convinti che ciò non influirà sulle loro vite e su quelle dei loro cari.

La terra si sta trasformando, cosa che sa fare meglio di chiunque altro, accontentando tutti coloro che da secoli dicono che l’inferno è qui e non in un ipotetico aldilà. L’inferno è qui, ed io non riesco ad immaginarne uno peggiore, per un’umanità come la nostra, che attende agosto e il caldo per andare in vacanza…un’estate eterna passata in gran parte a lavorare, sarà indubbiamente la più severa delle punizioni.