di Gatti e fame…

Io me lo immagino quel ragazzo di Campiglia Marittima, che questa mattina svegliandosi e aprendo gli occhi, si è reso conto di avere una gran fame. Me lo immagino, seduto sul letto chino con i gomiti appoggiati sulle gambe, intento a guardare per terra, con quel dolorino allo stomaco e quella sensazione di fame che sale fino alla bocca dove la salivazione aumenta esponenzialmente con il passare del tempo. Me lo immagino mentre ancora disperso nell’evaporazione del sonno, non ancora completamente terminato, si chiede: che cosa posso mangiare?

Subito dopo il suo cervello, passa in rassegna tutte le possibilità a sua disposizione per arrivare allo scopo finale, mettere qualcosa sotto i denti. Questa è la parte che non riesco a immaginare, perché non conosco la storia del ragazzo, non so chi sia e non so che cosa abbia fatto negli ultimi due anni (eccetto che non ha precedenti penali), cioè da quando è arrivato in Italia dalla Costa d’Avorio. Non posso quindi immaginarmi i meccanismi mentali che lo hanno portato a pensare di mangiare un gatto, comunque per deduzione, non devono essere stati troppo diversi, dai meccanismi mentali che in tempo di guerra, ma anche prima, negli anni trenta e quaranta del secolo scorso, hanno portato altra gente povera, per lo stesso motivo cioè la fame, a cibarsi del nostro amato felino preferito. D’altronde, ce lo ricordiamo tutti il fantastico intervento di Beppe Bigazzi, Dio l’abbia in gloria, che durante una puntata del celebre programma La prova del cuoco citò il proverbio: A Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto! Che letteralmente significa che il giovedì grasso chi non ha più carne da mangiare si ciba del gatto. Bigazzi spiegò anche qualche metodo per trattare questo tipo di carne e per migliorarne il sapore e per questo fu bandito dal programma e dalla tv, sconcertante, visto che detto signore stava solo facendo un riepilogo di usanze in voga appena cinquant’anni prima nel nostro paese. Ma qui da noi si sa, si possono menare figli e mogli ma guai a chi tocca i gattini coccolosi! Tuttavia, anche senza rivangare questi momenti di cultura televisiva, possiamo semplicemente andare a prendere il vecchio detto Veneto: Veneziani gran signori, Padovani gran dottori, Veronesi tutti matti, Vicentini mangiagatti. Non me ne vogliano gli amici di Vicenza che sicuramente non si cibano più di gatti da generazioni, ma i detti, si portano sempre dietro un fondo di verità.

Quindi, eliminato il problema gatto, visto che non siamo su Topolino, dove ci sono animali più evoluti e animali meno evoluti (ricordo che Nonna Papera cucina il tacchino per il giorno del ringraziamento) e che quindi un gatto non vale né più e né meno di un maiale o di una mucca, resta il problema centrale, il fatto che il ragazzo si sia messo a cucinarlo in mezzo a una strada davanti a tutti, soprattutto in un periodo come questo. Questa cosa è di cattivo gusto, molto di cattivo gusto, soprattutto alle nove di mattina, quando le persone che sono accorse a filmare il ragazzo probabilmente, stavano finendo di mangiare il loro cappuccino e brioche. Tra l’altro, con tutta la campagna che c’è a Campiglia Marittima, mettersi a fare un fuoco in mezzo a una strada e a abbrustolire un gatto davanti a tutti è proprio fuori luogo. Mi viene da pensare che il ragazzo volesse attirare l’attenzione, un po’ per i suoi problemi nell’ottenere il permesso di soggiorno, un po’ per le sue difficoltà nel vivere in quella comunità di cui fa parte, ma questo non posso e non possiamo saperlo. Mi viene da pensare che possa soffrire di qualche disturbo mentale, ma anche questo non ci è dato saperlo. Mi viene da chiedermi perché non abbia chiesto aiuto o qualcosa da mangiare a qualcuno, ma probabilmente se lo sarà chiesto anche lui, prima di decidere di mangiare un gatto e forse, dico forse, avrà avuto i suoi buoni motivi per non farlo. Possiamo porcelo questo quesito? Credo che sia lecito. Nel video si vede benissimo che il ragazzo, stacca un pezzo di gatto e lo mangia, quindi possiamo essere certi che la fame l’aveva di sicuro, perché a mangiare quell’animale intirizzito e abbrustolito con pelo e tutto il resto, cucinato su quattro assi di legno staccate da un pancale, ci vuole o un discreto coraggio o una discreta fame. Ma tutte queste osservazioni che sto facendo, probabilmente sono il solo ad averle elaborate, visto che tutto ciò di cui si parla nei vari articoli sui giornali è lo sdegno per il fatto che un extracomunitario, si sia messo a mangiare un gatto in strada, nessuno però analizza la vicenda in maniera più approfondita.

A me, questo non basta, a me resta, dietro al gesto in se stesso, l’amarezza per una società come la nostra, dove sempre più frequentemente si vedono scene di questo tipo. Mi chiedo se il numero crescente di casi come questo, sia legato al fatto che sempre più persone si mettono a filmare scene di degrado sociale e mentale e qui mi riferisco allo spettacolo disgustoso, non al cibarsi del gatto in sé stesso, oppure se davvero la nostra società ha toccato il fondo e sta cominciando a scavare. A me resta l’evidenza del fatto che non ci poniamo più le domande di base, per esempio Perché un uomo sia arrivato a mettere in atto un gesto così estremo o Perché le amministrazioni comunali permettono questo degrado (che viene indubbiamente da una gestione della povertà e dell’immigrazione improprie). A me restano anche gli insulti della donna che grida allo sdegno riprendendo l’uomo con il telefonino, invece di cercare di comprendere, lei, come tante altre persone, ovviamente sa già tutto, cosa grida: Noi in Italia i gatti non li mangiamo. Possibile…o forse no…