Quattro passi in casa mia…

Casa mia è un luogo sicuro, almeno per me, forse anche per quelli che mi frequentano…e mia figlia, certo. Non si può definire una casa vera e propria, piuttosto un laboratorio di idee all’interno del quale ogni oggetto ha una sua funzione, tendo a disfarmi infatti delle cose inutili, quelle cioè che non hanno né un uso tecnico nella mia vita di tutti i giorni, né un posto nel mio cuore, o nel mio cervello. Questo comportamento è indubbiamente figlio dei miei numerosi traslochi, quindici dei quali, effettuati negli ultimi dieci anni, attraverso due continenti e quattro Stati. Insomma, con un vissuto così, si finisce immancabilmente per diventare molto selettivi riguardo alle cose da conservare e quelle da gettare.

Vivo qui oramai da tre anni diviso tra la cucina, una camera e un salone-studio, più studio che salone, visto che passo più tempo alla scrivania piuttosto che sul divano. Non è una casa socialmente vissuta, poche persone sono venute a trovarmi, quasi nessuno a cena, in questi ultimi anni passati qui, sono stato piuttosto schivo, per quanto riguarda i rapporti sociali. Ho pochi mobili, anche quelli funzionali alla mia vita di tutti i giorni, un divano, un tavolo da pranzo, la cucina, il letto, il comodino e la grande scrivania. Ho anche una tv che non è connessa ai normali canali, ma solo al computer, detesto infatti quasi tutti i programmi televisivi. C’erano degli scaffali quando ho preso in affitto questo posto adesso sono pieni di dvd, cd musicali e qualche bottiglia di whiskey, il resto delle cose, abiti e stoviglie a parte è sparsa per terra, circa trecento libri e altrettanti fumetti, pile di fogli stampati dal web, foto, scatole di documenti e tutto quello che ho scritto in questi ultimi mesi. Appese alle pareti ci sono poche cornici. Spiccano sui muri bianchi, qualche foto di Livia ed alcuni suoi disegni, un poster autografato di Buddy Guy, un ritratto di Paolo Conte realizzato da un amico, un disegno di Emiliano Ponzi, un bozzetto di una scultura realizzato dall’artista Virginio Ferrari, un disegno del pittore Antonio Manzi, una foto di Richard Feynman alla lavagna, una di Federico Fellini dallo sguardo sognante e un paio di scatti di me da piccolo coi miei.

Spostarsi in giro per casa è come una corsa a ostacoli poiché i libri e i fumetti sono impilati un po’ ovunque. Sono suddivisi per utilità e per gusti, quelli che mi piacciono meno, per intenderci, sono tutti intorno alla porta del bagno, i migliori sono impilati sopra e sotto la grande scrivania, a portata di mano, pronti all’uso. Non ho libri sul comodino, non ho nemmeno la luce in camera, la lampadina si è fulminata più di un anno fa e, visto che per quanto mi riguarda quello che faccio a letto, lo posso fare anche senza luce, non l’ho mai cambiata. Tengo la tapparella sempre semiaperta, questo fa si che di notte ci sia una penombra sensuale all’interno della stanza e allo stesso tempo mi permette di godere del primo sole del mattino, cosa che io adoro. Intorno al letto sono sparsi numeri della settimana enigmistica, un passatempo che mi riservo in quei week end in cui sono da solo e non ho voglia di alzarmi. Ne possiedo almeno duecento numeri, ogni settimana la faccio comprare a un amico che vive in Italia e poi li recupero quando vado a trovarlo. Ho un armadio, ma poiché indosso sempre le stesse cose, tendo ad aprirlo solo in rare occasioni, per il resto del tempo, i vestiti indossati e successivamente lavati non fanno in tempo a tornare al loro posto una volta usciti dalla lavatrice, tanto è il tempo della loro sosta sull’asse da stiro. Non riesco infatti, a indossare qualcosa che non sia stirato, ma non ho tempo, quindi lo faccio un attimo prima di mettermi addosso il capo, con tutti i problemi che questa cosa può generare, ritardi e ustioni comprese.

Ecco questa è la mia casa, un piccolo angolo di paradiso in un quartiere non troppo tranquillo di questa città che è Marsiglia. In questo momento, mentre scrivo il post, mi guardo intorno, elenco gli oggetti e sento un gran bisogno di andarmene, di cercare un’altra tana, perché i libri aumentano tutti i giorni ed ho bisogno di altri spazi, questo appartamento sta diventando un po’ troppo stretto. Ho anche bisogno di un lavasecco nelle vicinanze, che qui non ce ne sono ed io di svegliarmi nel cuore della notte e spaventarmi davanti alla pila di panni ammucchiata sull’asse da stiro, non ne ho proprio più voglia.