Di vicini e voyeur

È ufficiale, il lockdown mi ha trasformato in una sorta di Jeff (il personaggio interpretato da James Stewart ne La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock), un voyeur per noia. Durante le ultime settimane passate chiuso in casa, spiando dalla finestra, ho imparato a conoscere abitudini e modi di fare delle persone che abitano intorno a me, i cui appartamenti e relative finestre si affacciano sul mio stesso boulevard.

Dirimpetto alle mie finistre, qualche piano più in basso, oltre una fila di platani appena potati, ci sono per esempio, due appartamenti che dispongono di una bellissima terrazza. Uno di essi è abitato da una coppia, probabilmente cinquantenni, che sembrano essere tornati ad abitare lì dopo qualche mese di assenza, visto che l’uomo ha passato svariati giorni a rimuovere il caos di oggetti e mobili, ammucchiati qua e là sul terrazzo. Una volta finite le pulizie di primavera l’uomo è diventato poi il re del barbecue, ogni sera, arrostisce salsicce e merguez (sono una sorta di salsiccia piccante di montone o manzo molto popolari nelle regioni nord africane e nei paesi del Medio Oriente) i quali odori, giungono puntualmente fino alla mia finestra, facendomi venir voglia di saltare oltre il davanzale e raggiungerli. I suoi vicini, proprietari dell’appartamento e della terrazza di fianco sono invece una coppia, più o meno della stessa età con il loro figlio adolescente. Il padre e il ragazzo passano le loro giornate a prendere il sole distesi su sdraio di vimini, la donna invece, esce spesso fuori in vestaglia con in mano stracci vari, inveisce su di loro, mulinando i braccioni sudati e gridando parole incomprensibili, dopodiché rientra in casa come se niente fosse. Non sono ancora riuscito a capire che cosa effettivamente dica, ma non mi pare siano cose simpatiche. L’uomo che fuma invece, abita due piani più sotto, si affaccia alla finestra ogni cinque minuti, accende una sigaretta e guardando in strada cosa fa la gente, toglie contemporaneamente le foglioline morte dalle piante di gerani appese alla sua finestra, che nel frattempo, un giorno dopo l’altro sono diventati steli spogli. C’è poi una ragazza, che vive nella grande casa bianca poco più in là. Ogni mattina, si siede sul davanzale della sua finestra, protetto da una grata, e legge fin quando arriva l’ora di pranzo, dopodiché chiude le persiane e non ricompare fino al mattino dopo, quando ripete l’operazione. Più lontano, in linea d’aria a cento metri di distanza da me, c’è un palazzo di nove piani, costruito probabilmente negli anni settanta, visto lo stile architettonico. All’ultimo piano ho notato un ragazzo di colore che ogni giorno scavalca il davanzale della sua finestra e camminando in bilico aggrappato alla facciata dell’edificio, raggiunge il terrazzo di un appartamento localizzato più avanti, dove probabilmente vivono suoi conoscenti. Escludo che sia un ladro, visto che la cosa si ripete un paio di volte al giorno.

Degna di nota è anche la vicina dalla voce alta. Questa donna, ogni giorno scende in strada e parla ad alta voce con i vari bottegai e con le persone che incontra. I suoi racconti arrivano alla mia finestra come se parlasse di fianco a me. Ascoltandola, ho capito che è stata sposata per molti anni, fino a quando, un giorno, suo marito è sparito misteriosamente…rapito da qualcuno, dice lei. Apparentemente, un giorno l’uomo è uscito di casa per andare a comprare del pane e da quel momento lei non l’ha più visto. Da allora lo cerca, anche con l’aiuto della polizia, che con il passare delle settimane, a quanto racconta lei, si è completamente disinteressata al suo caso, archiviandolo come probabile abbandono del tetto coniugale. Negli ultimi giorni questa signora è diventata molto amica del clochard che vive nel portone di fianco alla sua abitazione, lei passa delle ore a gridargli nelle orecchie la sua storia, lui, quando lei si affaccia alla finestra, le canta delle serenate muovendo le dita su una chitarra immaginaria.

Ah dimenticavo, c’è un’altra vecchietta che vive dall’altra parte della strada, e che passa le sue ore guardando fuori dalla finestra, un po’ come faccio io. Ho notato tra l’altro che spesso fissa proprio me. Ho provato a salutarla alzando la mano, ma non mi ha mai risposto, continua a guardarmi imperterrita senza muoversi. Somiglia alla signora ceppo della serie di David Lynch Twin Peaks ed è un po’ inquietante. Nei prossimi giorni farò altri tentativi di comunicazione…magari le scriverò uno striscione…