Sull’autobiografia di Woody Allen

Woody Allen è un genio. Punto. Il nome di questa pagina prende spunto da uno dei suoi film, Deconstructing Harry (Harry a pezzi, 1997), quindi non posso non scrivere un post sulla sua autobiografia appena uscita. Un’autobiografia, ma ci pensate? A ottantacinque anni di età, roba da matti. Oggi, il novanta percento degli artisti, le biografie se le fanno scrivere da altri, più o meno intorno ai trenta, quarant’anni. Sono sempre più rari quelli che, oramai giunti alla terza età, decidono di collaborare alla scrittura di una loro biografia, ancora più rari i casi in cui la scrivono addirittura di loro pugno. Questo libro, quindi, anche solo per questo motivo, non può che essere considerato un evento.

Seguo il cinema da molto tempo e ho visto tutti i film di Woody Allen, nessuno escluso. Se qualcuno mi chiedesse un consiglio sui suoi lavori migliori, probabilmente risponderei: tutti, chiudendo un occhio, forse entrambi, sull’episodio di Alec Baldwin in To Rome with Love (2012), la cosa che mi piace meno. Questo per darvi un idea di quanto io adori il suo lavoro cinematografico.

Quando parliamo di Allen, parliamo di un regista che fa film dal 1966 e che quest’anno darà in pasto alle sale la sua cinquantesima pellicola, un record. Un regista che da sempre porta sul grande schermo gli stessi temi: nevrosi, paure, amore, vita, dell’uomo moderno incastrato in dinamiche sociali pressanti, che lo vorrebbero uno stereotipo vivente, in linea con le richieste di quella società stessa di cui fa parte, e che lo fa ogni volta in modo diverso. Parliamo di un regista che ha girato di tutto: film comici, drammatici, surreali, commedie, musical e che ha impresso nel nostro immaginario collettivo scene emblematiche che non sto qui a riassumere, perché le trovate elencate in qualsiasi blog o dizionario del cinema alla voce: capolavori. Per cinquantaquattro lunghi anni, quest’artista ha fatto film di altissimo livello, in una parte di essi recitando in prima persona, nei rimanenti riversando: le sue paure, il suo modo di recitare, il suo personaggio, su altri attori, ottenendo dei risultati incredibili. Ma Woody Allen, l’artista, non è soltanto un cineasta, è un instancabile creatore di battute, lo fa da quando era un ragazzo di dodici anni, scrive commedie per il teatro e suona il clarinetto in maniera incredibile. Insomma evento letterario per il libro, ma anche evento per i suoi contenuti stessi, ennesimo tassello per apprezzare la genialità di questo artista.

Poi c’è l’uomo e di questo non parlo. In generale, trovo il gossip noioso, ridondante e stupido, ci sono cose di cui si dovrebbe discutere soltanto nelle aule di tribunale. Comunque, ne parla già lui in questa sua autobiografia, dove finalmente (per lui, visto che nessuno l’ha mai fatto parlare), a distanza di anni, da la sua versione sui fatti che lo hanno visto coinvolto durante gli anni novanta e anche recentemente, con la bomba esplosa insieme al movimento metoo. Non parlo del signor Woody Allen perché semplicemente non m’interessa, come non m’interessa il mio vicino di casa che probabilmente in futuro diventerà un serial-killer, sterminerà la sua famiglia e il giorno dopo un giornalista verrà a chiedermi: Conosceva Jean Claude? e io risponderò: No, non conosco nessuno, ma sicuramente era un uomo tranquillo, come tutti. Non parlo dell’uomo, perché l’uomo deve essere per forza separato dall’artista e da quello che ha creato, che comunque rimane a emblema di genialità artistica e se vogliamo, di riflesso, culturale. Questo non vale solo per Allen, vale per Picasso, Caravaggio, Gauguin, tanto per fare qualche nome importante, per tutti quelli che insomma, proprio brave persone non erano, ma che hanno apportato contenuti incredibili alla nostra arte e alla nostra cultura. Qualcuno potrebbe obiettare: faresti vedere i film di uno che ha sposato sua figlia adottiva a tua figlia? Sì lo farei, perché credo che abbia il diritto di vedere ciò che di bello esiste al mondo, per il resto, è compito della giustizia occuparsene, è un servizio che paghiamo proprio per questo.