Dove mi trovo?

Apro gli occhi, mi siedo sul bordo del letto, piedi nudi che poggiano a terra, freddo che dal pavimento, sale su rapidamente fino al cervello, pensieri congelati, le mie mani ad accarezzare le lenzuola, quasi cercassero quel che resta dei sogni, rimasti impigliati al tessuto.

Sole, anche oggi, ma potrebbe benissimo piovere, poco m’importa, avvolto come sono, da una strana malinconia, sentimento che esternerò nello scrivere, nelle chiacchiere con gli amici, telefonate che si perdoneranno in passeggiate tra i boschi, il fango a trattenermi i piedi ad ogni accenno di passo, spero in una giornata tranquilla, poche essenziali interazioni e poi, finalmente, il languore di un’altra notte.

Risvegli così, lenti, tranquilli, anche tristi, indubbiamente necessari, dimostrazioni di affetto da me a me, abbracci immaginari, surreali, la mente che si perde a scandagliare innumerevoli ricordi, a stendere idee da mettere nero su bianco nelle prossime ore, a creare, cosa che oramai mi viene naturale, come respirare, come amare.

Scuoto la testa – vorrei imparare a suonar bene il piano… – penso, mentre cerco l’album più in linea con il mio stato d’animo. Ryuichi Sakamoto è il miglior compagno di viaggio, in giorni come questo. La malinconia va assecondata, sfamata, fin quando sazia di te, lascia spazio a nuovi stati d’animo, e questo incredibile compositore giapponese è il miglior Virgilio che conosca, accompagnatore ideale per la consueta passeggiata attraverso questo mio inferno personale.

La musica riempie la stanza, passi delicati, tessuto sonoro, sensualità, amore, dolcezza, il suono dei violini quasi mi strappa via le lacrime dagli occhi, quello del piano invece, mi accarezza, una mano sulla spalla – non preoccuparti, ci sono qua io… – pare sussurrarmi all’orecchio, il sole coperto da una nuvola, i brividi che scorrono sul mio corpo, primavera che si strugge, come burro, consistenza della malinconia, unta e allo stesso tempo invitante, ciò che resta del latte materno, dell’allattamento, del seno, della nascita, della creazione, spirale incredibile, infinita, l’universo che mi assimila, mi fagocita.

Rinasco così, nel sogno di qualcun altro, un’idea, una speranza, un sorriso, una gioia, la malinconia che lentamente scivola altrove, e poi, la musica finisce, nella mente un solo pensiero: Dove mi trovo?