Amore è nulla più…

Ti vedo camminare sull’acqua di un lago, illuminata divinità, desiderio, passione, respiro, perfezione, un’immagine che fa bene al cuore. Ti muovi sicura, i piedi ben curati ad accarezzare le onde, i lunghi capelli al vento, il viso sorridente. Diretta verso un luogo a me noto, non ti lasci distrarre dal mondo intorno a te, ma procedi senza sosta, il tramonto di un giorno di marzo a far da sfondo al tuo cammino.

Onoro le ore della sera, quelle più dolci, languide, lente, quelle che si affacciano sulla parte di te che di solito nascondi e che solo in certe occasioni sfoggi, fiore all’occhiello della tua bellezza, tocco finale all’unicità della tua esistenza. Onoro le ore della sera, e non è un caso, che proprio in quel lasso di tempo, in cui la luce lentamente scompare lasciandosi travolgere dall’oscurità, tu risplendi ancor di più. 

Chiudo gli occhi, respiro la tua essenza, mi inebrio della tua presenza e tra le tue braccia mi lascio morire. Al ritmo di una danza tribale ossessiva, che non lascia spazio  al riposo delle orecchie, vendo la mia esistenza a te, sacrifico l’ultimo dei miei pensieri, e rinasco tra le tue mani, protetto dal tuo favore, dalla tua magia, dal tuo essere divino. 

Eccolo, il bagliore che cercavo, quell’alito di vita, quel respiro, quel battito di cuore che non riuscivo a trovare e che alla fine è giunto fino a me, al momento giusto, un minuto prima della mia discesa negli inferi, un attimo prima della disfatta, del momento ultimo dell’esistenza.

Eccolo, il respiro divino che tutto guida e che solleva il mio essere, il mio creare, il mio esistere, fino a trasportarmi in altri luoghi, in altri tempi, in altri universi, dai quali forse non sarò mai più in grado di tornare. 

Mi immergo nell’acqua del lago, il corpo nudo completamente sommerso. Mi immergo, scivolo giù sul fondo melmoso, e là, divento acqua, per poi riaffiorare in superficie, onda, tra le onde. Adesso ti sento, camminare sopra di me, e colto dal piacere del contatto, dalla profondità effimera del nostro esistere insieme, mi agito e ti sollevo in alto, nel cielo, così che tutti possano vederti, così che tutti possano apprezzare la bellezza del tuo esistere, così che io possa finalmente adorarti a dovere, o musa, padrona delle mie dita, guida nella notte oscura, ispiratrice di parole che nascono nella mia mente e sfumano nell’aria, per stamparsi infine su queste pagine, a perenne memoria di ciò che è stato, è, e sarà: amore è nulla più.