E l’angoscia di certe domeniche…

Apro gli occhi al mattino domenicale, che si allunga infinitamente su un tappeto di angosce, tristezze e conflitti rimasti irrisolti. Sensazione fastidiosa che avvolge il mio corpo e si esaurisce in nausea, mal di testa, battito cardiaco lievemente accelerato. Preso dallo sconforto mi giro tra le lenzuola, mi nascondo sotto le coperte, cerco di sfuggire al giorno, al sole, che già alto, nel cielo azzurro, indica un mattino pressoché sfumato in primo pomeriggio.

Non ho voglia di alzarmi, il silenzio che avvolge l’appartamento mi inquieta, la paura di ricadere in una di quelle domeniche di vuoto e cattivi pensieri mi paralizza in quel luogo sicuro che è il mio letto. Cerco di rilassarmi, chiudo gli occhi, immagino altri momenti, altre situazioni lontane nel tempo e nello spazio, e lentamente, mi addormento ancora.

È in quel momento che ti incontro, in quel brevissimo arco di tempo che si colloca tra il sonno e la veglia, in quel luogo che da un po’ di tempo, hai preso ad abitare. A volte ti trovo, a volte no, come se il nostro incrociarsi in quel limbo, dipendesse dal mio stato d’animo, dalla mia tristezza o piuttosto dalla tua voglia di incontrarmi o meno. Ci salutiamo sempre, quando accade, come se non ci incontrassimo da millenni. Ti abbraccio e tu, tu ti lasci abbracciare, stringere, accarezzare i capelli. Ricambi il mio coccolarti, accarezzandomi la schiena, stringendomi forte. Percepisco le mie dita muoversi sulla tua testa e il tuo volto appoggiato sulla mia spalla, posso sentire le tue mani su di me.

Improvvisamente ti allontani, mi guardi seria, cerchi di parlarmi, ma è una lingua che non conosco la tua, non capisco cosa dici e non riesco a dirtelo, come se non trovassi le parole giuste o piuttosto, come se non avessi voce. Non riesco a comunicare con te.

Persi, sfiniti nel tentativo di parlarci, scegliamo il silenzio. Ci guardiamo l’uno negli occhi dell’altro, come a cercar soluzione in qualche ancestrale forma di telepatia, per ovviare agli evidenti problemi di comunicazione.

Mi sveglio di soprassalto, il cuore che batte ancor più velocemente di quando mi sono addormentato, l’angoscia ancor più invadente, e una strana smania che si diffonde per tutto il corpo. Davanti ai miei occhi l’immagine di te che in silenzio, cerchi il modo giusto per dirmi qualcosa d’importante.

Mi alzo, mi siedo sul letto, mi guardo intorno. Fa freddo nonostante il sole sia alto nel cielo, e il silenzio che mi avvolge rende il mondo intorno a me ancor più angosciante. Non so scegliere tra l’alzarmi o il restare nel letto, se svegliarmi definitivamente o provare ad addormentarmi ancora, se cedere alla noia e all’inutilità di un’altra domenica di quarantena o barattarla a basso costo per qualche ora di sonno in più, nella speranza di incontrarti di nuovo, nella speranza di poter scoprire quello che poco fa volevi dirmi e che io non sono riuscito a comprendere.

Possibile che in certi momenti così, di stallo, di blocco mentale e sentimentale, il sogno rappresenti l’unica via di fuga? Chiudo gli occhi e mi lascio andare, non è ancora il momento di svegliarsi definitivamente.